Due anni fa, dopo una cena con un gruppo di amici, un ragazzo e una ragazza, conosciuti quella sera stessa, mi hanno chiesto di prepararli al matrimonio.
Il loro piano era di fare qualche incontro di preparazione con me. Lei è cattolica non praticante; lui non è mai stato educato in nessuna religione, ma dopo un viaggio in Italia si era incuriosito e voleva capire meglio che cosa fosse il cristianesimo.
Al primo incontro mi hanno detto che la madre di lui avrebbe presieduto al matrimonio in un ranch in Wyoming, sugellando il loro patto. Ho replicato che se avevano in mente quel tipo di nozze, io non facevo al caso loro e che se avessero voluto incontrarsi ancora con me, avrebbero dovuto prendere in considerazione ciò che la Chiesa Cattolica intende come matrimonio. Perplessi per la mia risposta, mi hanno comunque assicurato che ci avrebbero riflettuto. Temevano soprattutto la reazione della madre e del padre di lui, che per esperienze personali passate avevano giudicato negative tutte le religioni.
La settimana successiva sono tornati e mi hanno detto che volevano cominciare la preparazione per il matrimonio cattolico e, allo stesso tempo, studiare il catechismo per conoscere e comprendere la fede.
Così abbiamo iniziato. È stato un percorso molto bello fatto di incontri, cene e caritative.
In tutto questo, lei ha ricominciato a vivere la sua fede e lui ha cominciato ad andare a messa con lei tutte le domeniche. Al momento della comunione anche lui si metteva in fila per chiedere al prete una benedizione. All’ultimo incontro prima del matrimonio, dopo un percorso di due anni, mi hanno confidato un po’ di tristezza per la conclusione dei nostri appuntamenti. Ho proposto loro, così, di continuare a frequentare la comunità per proseguire il cammino che avevano iniziato con me nella preparazione al matrimonio. Hanno preso sul serio la mia proposta e oggi, anche se uno di loro non riesce a venire alla scuola di comunità per ragioni di lavoro, l’altro viene da solo.
Qualche tempo fa ho celebrato il matrimonio. Alla cena, durante il brindisi il padre dello sposo ha detto che era contento e che mai aveva sentito parlare dell’amore come nell’omelia di quel giorno.
Prima di lasciare la festa, sono andato dai genitori di lui per abbracciarli e ringraziarli della giornata passata assieme. Mi hanno detto: «Grazie a te. Noi avevamo paura che nostro figlio celebrasse il suo matrimonio nella Chiesa, perché credevamo che fosse una cosa triste e buia. Invece oggi abbiamo visto che è una cosa bella e luminosa. Oggi è stata una vera festa».
In questa vicenda ho capito che, così come tanti anni fa io ho trovato la fede nell’incontro con le persone di Gioventù Studentesca della mia città, persone con cui ho condiviso la vita, anch’io qui devo incontrare e stare con le persone nello stesso modo: dedicare loro tempo e spazio e invitarli a una condivisione di vita nella comunità. La fede non è semplicemente una verità enunciata, ma una vita che mostra in atto ciò che diciamo.
Nella foto, Via Crucis con i parrocchiani di Nativity of Our Lord.