Assistere un fratello malato in tempo di covid e riscoprire il valore della comunione: proponiamo una lettera dagli Usa di qualche mese fa.

Sono già quasi due settimane che don Michael è isolato nella sua stanza. Sembra quasi normale portargli il vassoio con il pasto alla porta, bussare e allontanarsi prima che lui apra. Poi mettere i guanti e la mascherina prima di ritirare il vassoio, lavare subito tutto o parlare con lui al telefono, nonostante il fatto che viviamo nella stessa casa.
Una settimana dopo l’inizio della quarantena, qui a Denver, in Colorado, dove sto trascorrendo il mio anno di formazione all’estero, il nostro capo-casa, don Michael, si era sentito male ed era rimasto a letto con tosse e febbre. Data la situazione, il dottore aveva consigliato che rimanesse completamente isolato nella sua camera. Solo molte settimane dopo avremmo saputo, tramite un test che individua gli anticorpi, che si era effettivamente ammalato di Coronavirus.
Durante la cena, don Michael si è seduto con noi a tavola, anche se non fisicamente. Si è collegato infatti tramite Zoom, così abbiamo avuto la possibilità di condividere la giornata nonostante la separazione fisica. Abbiamo vissuto in comune anche un momento di preghiera al giorno, che abbiamo recitato insieme in collegamento.
Ero partito per la missione con il desiderio di mettere le mani in pasta, di incontrare le persone, di lavorare con i giovani, e così via. Ma poi, per prendermi cura al meglio di don Michael e degli altri fratelli della casa, ho abbandonato tutte le mie solite attività e mi sono messo al loro servizio, in modo semplice e umile.
Ora sono quasi arrivato alla fine della mia esperienza negli Stati Uniti. Ciò che è accaduto in queste settimane rimarrà nella memoria come uno dei tesori più importanti vissuti quest’anno. Ho sperimentato la verità di una frase che spesso ci ripetiamo ma che, tante volte, rischia di rimanere astratta: “La nostra prima missione è costruire la comunione tra noi”.
Dopo due settimane di malattia, don Michael si è ripreso: giusto in tempo per la Settimana Santa, il dottore gli ha dato il permesso di abbandonare l’isolamento. Ma poi, nella notte della Domenica delle Palme, mi sono svegliato con un forte mal di testa e la febbre. Mi ero ammalato e sono dovuto rimanere in isolamento. Il mattino seguente, ho sentito qualcuno che bussava alla mia porta. Apro e vedo in corridoio don Michael: questa volta è lui a portare a me il vassoio con il pranzo.

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