Prima delle ordinazioni, gli ordinandi diaconi hanno compiuto il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, per chiedere la grazia di custodire la loro vocazione. Ecco due racconti.

Non solo io
di Giacomo Landoni

Fin da quando le mie sorelle ed io eravamo piccoli, i nostri genitori ci facevano pregare san Giacomo per affidargli la nostra famiglia. E sopra la porta d’ingresso della casa in cui sono cresciuto c’è sempre stata una grossa croce in ferro battuto comprata dalla mamma e dal papà a Santiago de Compostela durante il loro viaggio di nozze. Eppure, io non c’ero mai stato: tante volte avevo pensato di andarci in pellegrinaggio ma mai con troppa convinzione. L’anno scorso, anche Daniele, un seminarista del mio anno, ha manifestato il desiderio di andare a Santiago per affidare a questo grande apostolo la nostra vocazione prima dell’ordinazione diaconale. E così, dopo Pasqua siamo partiti in cinque per percorrere a piedi gli ultimi 200 km del Cammino francese, da Ponferrada a Santiago. Otto giorni per arrivare davanti alla tomba del santo e chiedergli la grazia di prendere la nostra vocazione e custodirla per sempre.
Mentre camminavamo, mi stupivo ripensando alla storia che mi costituisce e che, come ultimo approdo, mi ha portato sui sentieri nel nord della Spagna. Mi stupivo pensando che il mio essere lì non era conseguenza di una decisione isolata: non c’ero solo io ad andare incontro a san Giacomo ma tutti i volti, i fatti che hanno costruito l’amicizia che Dio ha voluto incominciare con me. E così, i momenti di silenzio e preghiera personale dei giorni di cammino si sono riempiti di nomi ed episodi che hanno dato una fisionomia ben precisa alla paternità di Dio nei miei confronti. Mi stupivo ripensando alla mia vocazione non come a una serie di eventi straordinari ma piuttosto come a un insieme di situazioni normali, spesso casuali, che nel tempo hanno svelato la loro eccezionalità. Portavo tutto questo a san Giacomo: ciò che avevo nel mio cuore, tutti coloro che Dio mi ha così abbondantemente donato. Perché il cammino della mia vocazione non è isolato ma pieno dei doni che Dio mi ha fatto attraverso le persone e le storie.
«Non sono solo, io. Tutto un grande popolo esulta e parte con me» dice Anna Vercors ne L’annuncio a Maria, mentre saluta sua moglie incominciando il pellegrinaggio verso Gerusalemme. È la memoria di appartenere a questa storia che è per me fonte di pace e gratitudine, una storia che parte da san Giacomo e arriva, oggi, fino a me.

 

 

“Renzo, Guarda che ti sta aspettando!”
di Giorgio Ghigo

23 aprile, mancano 90 km per arrivare a Santiago, dall’Apostolo. Veniamo da tre giorni di cammino tra sole e neve. I campi della Galizia che si allargano attorno a noi ci sbalordiscono per il loro verde così vivo, che quasi si perde all’orizzonte. Siamo partiti per affidare tutta la vita, per affidarci nel passo dell’ordinazione diaconale, dove Dio ci farà per sempre suoi.
La strada procede e i chilometri diminuiscono passo dopo passo. Sono tanti i pensieri ma la fatica e la stanchezza si fanno sentire. L’arrivo è a Gonzar, dove l’unica porta aperta è quella dell’albergue, l’ostello comunale. Ci registriamo e dopo solo mezz’ora la struttura comincia a riempirsi. Ognuno sistema il suo sacco a pelo e si libera dal peso dello zaino. In cerca di una cena “provvidenziale”, incrocio sulle scale un ragazzo che ho già visto lungo il cammino. “Hola, sono Giorgio, piacere, come stai?” gli chiedo.
Renzo, svizzero e disoccupato, è in cammino da un mese e mezzo, in cerca di risposte sul dispiegarsi del suo futuro. Sente crescere in sé, da un lato, il desiderio di arrivare a Compostela, dall’altro l’incertezza e la paura. “Se quando arrivo non so cosa devo fare, che succede?” mi chiede. A Santiago ero già stato con la mia famiglia: ricordo la potenza e la bellezza del Portico della Gloria che ti accoglie appena arrivi. Allora inizio a raccontargli quello che ci attende. I profeti, gli apostoli, la colonna con san Giacomo. E poi Gesù, con le braccia allargate e quello sguardo rivolto proprio a te che finalmente sei qui, dopo tanti chilometri. Gesù che attende che tu arrivi per iniziare la festa. Tutto è pronto… ma manco io! “Renzo, io non so se tu credi o no, quello che so è che a Santiago c’è Uno che ti sta aspettando. Da sempre aspetta te perché la festa inizi! E non gli importa se hai capito che lavoro farai. Gli importa che tu vada da Lui”.
Con gli occhi lucidi, Renzo dice: “Sai… nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Grazie”. Quella stessa sera ci segue a messa e così cogliamo l’occasione per invitarlo a cena.
La sera, prima di andare a letto, ho pensato che la vita cambia radicalmente se uno sa che c’è qualcuno che lo aspetta. Uno che lo ama da sempre e non desidera altro che lui possa arrivare perché la festa inizi. E adesso che, dopo l’ordinazione, partiremo per la nostra missione definitiva, la forza starà tutta in questo nucleo: sapere che c’è già un luogo, una casa che ci aspetta, e Lui che attende lì. Perché questo ti libera da tutte le paure, ti fa partire certo e grato.

 

Giacomo Landoni, diacono, attualmente lavora nella segreteria generale della Fraternità san Carlo. Giorgio Ghigo, diacono, è in missione a Vienna.  Nell’immagine grande, i futuri diaconi sul Cammino di Santiago.

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