Durante la quarantena, qui a Bogotá, è cominciato un programma di consegna di alimenti alle famiglie di un quartiere povero della parrocchia che ci è affidata. In un primo momento, questa attività veniva organizzata soltanto dalla nostra casa. Col tempo, sono cresciute non solo le famiglie che partecipano al programma (attualmente sono duecento le persone che chiedono aiuto) ma anche gli studenti e i parrocchiani che si sono coinvolti e che ci aiutano. È nata così la proposta della caritativa.
Il venerdì mattina arriva il camion del Banco alimentare della diocesi, che riempie il nostro piccolo magazzino di ogni genere di alimenti. Nel pomeriggio, un gruppo di universitari ci aiuta a dividere il cibo in sacchetti: chi si dedica agli alimenti secchi, chi a svuotare grandi sacchi di patate e cassette di cipolle. Con un bel gruppo di questi ragazzi, si prosegue la serata facendo un momento di canti attorno al fuoco. È un evento atteso dai ragazzi: è bello vedere come loro stessi invitano amici e compagni di corso. Il tutto termina con un trancio di pizza.
Il giorno successivo, ci si ritrova a organizzare la distribuzione degli alimenti con i parrocchiani e i giovani lavoratori. Prima proponiamo la messa insieme; a seguire, la colazione. Poi ognuno riceve un incarico: c’è chi si dedica ad avvisare le famiglie di venire a ritirare gli alimenti, chi sta al portone della casa parrocchiale per accogliere quelli che arrivano, chi si dedica a spostare i sacchetti, chi prepara il caffè da offrire alle persone che aspettano in fila. Una volta al mese, terminiamo la caritativa con un pranzo assieme, un momento in cui c’è anche spazio per condividere l’esperienza che facciamo.
La cosa che ci stupisce è il desiderio che hanno le persone coinvolte nella caritativa di passare questo tempo assieme, la loro disponibilità a rimanere più del previsto, quando ci sono dei contrattempi. Questa generosità nasce anche dal fatto che questi mesi di quarantena hanno fatto toccare a molte persone la solitudine e, di conseguenza, hanno fatto emergere con forza il desiderio di donarsi agli altri. È bello vedere come scoprono di poter trovare nella caritativa la risposta a questo desiderio di comunione e gratuità che tutti abbiamo nel cuore.
In questo tempo di pandemia, la caritativa è una delle poche occasioni che ci ha permesso di incontrare delle persone: alcuni hanno cominciato così a conoscere il movimento, a venire alla Scuola di comunità, a partecipare alle giornate di vacanza dove veniva proposta l’esperienza del movimento. Mi rendo conto che quello che affascina le persone che incontriamo è una vita vissuta assieme, diversa dalla solitudine e dall’individualismo che caratterizzano sempre di più il quotidiano delle persone: una vita dove si scopre come imparare ad amare.
(Nel’immagine, un momento de Banco alimentare diocesano a Bogotà)