Don Giussani, nel suo bellissimo testo Si può vivere così?, chiede ai suoi giovani di ripercorrere i capitoli 14-17 del Vangelo di Giovanni, segnandosi tutti i passi in cui Gesù fa riferimento alla sua dipendenza dal Padre. Seguendo il suo consiglio si è aperto davanti a me questo legame di profondissima bellezza.
Gesù obbedisce al Padre con tutto se stesso, perché desidera insieme al Padre: la gloria di Dio, l’amore degli uomini, la gioia degli uomini nel ricostituito rapporto con Dio. La sua gloria.
Se guardo Gesù, mi si svela la verità dell’obbedienza. È lontana dall’essere un dovere, dover seguire comandi che vengono dall’esterno e chiudono in strettoie la mia libertà; essa è seguire con cuore aperto chi desidera le cose più grandi, quelle che anch’io desidero.
Chi ha fatto l’esperienza di incontrare un vero maestro nella vita può capirlo. Avere una passione, avere un’intuizione, sentire che brucia dentro di me, sentire che ci vorrebbe una strada per vivere questa passione che si fa sempre più urgente… e un giorno, quasi per caso, incontrare un uomo o una donna e rimanere senza parole: vive la stessa passione e già vi è entrato, già entra nelle sue profondità, già gusta la bellezza che in me è solo intuita e promessa… quando si sente parlare un vero maestro – il mio! sembra essere qualcuno che attendevo da sempre! – accade un avvenimento di grazia. Questo mi è accaduto quando ho incontrato la mia insegnante di pianoforte. Assistere alle sue lezioni apriva davanti a me un mondo tanto desiderato quanto ancora inesplorato: come se fossi stata su una riva e ora vedessi più in là qualcuno che con la barca giusta solcava quel mare tanto grande. Un incontro, e il desiderio si è moltiplicato.
Ma il culmine avviene un passo dopo: quella persona che ha aperto tutta la mia ammirazione, la mia speranza, la mia corrispondenza, la mia nostalgia infinita, mi guarda: vede un fuoco bruciare in me, il suo stesso fuoco, e mi prende con sé. Gode nel darmi ciò che possiede, gode nel condividere la bellezza, nel vedere che anche in me, come in lei, tocca corde profonde. Non dimenticherò mai certe lezioni su Schubert o Beethoven, in cui io gioivo dell’entrare nella musica attraverso le parole della mia insegnante, e lei gioiva nel vedermi entrare, gioiva della condivisione. Sono stata veramente oggetto della generosità di un dono di sé e della propria arte. Ho vissuto il miracolo di cercare la bellezza insieme a chi era più grande di me.
Quando ho letto per le prime volte i testi di don Massimo ho vissuto di nuovo questo evento: le parole giuste, le strade giuste per dire tutto quello che io volevo vivere. E una vita che già c’era, la testimonianza che da lui era generata una vita, presente, possibile. Anche allora ho sentito un desiderio comune. Anche dentro di me vivevano le stesse cose, anch’io le avevo in qualche modo espresse, desiderate. Quanto desiderio allora di unirmi a quella storia, di seguire, di essere educata da uomini così! Quando si incontra qualcuno che ha dato la vita per l’ideale che si trova nel nostro cuore, lo slancio è quello di seguire. Si presenta il sacrificio, ma l’attrattiva della condivisione, e la possibilità di crescere secondo quelle strade scritte nel cuore, è molto più forte. È l’attrattiva di essere fino in fondo figlia.
In questi anni a Roma ho avuto la grazia di imparare a lavorare ascoltando e seguendo chi guidava il centro della Fraternità. È stato grande per me seguire questi uomini e lo è ancora. Vivo questo lavoro con gratitudine. Posso ascoltare tanto, guardare tanto, fare le mie domande; vivo la bellezza di pensare insieme, decidere insieme, costruire insieme; di essere ascoltata, corretta, consolata della mia incompiutezza, di essere incoraggiata con tanta fiducia. In tutto questo, imparo a rispondere a qualcuno, a Dio attraverso certi uomini.
La gioia di obbedire è possibile, perché, lentamente, si giunge a volere insieme le stesse cose. Desiderare insieme al padre, desiderare le stesse cose del padre fa nascere la gioia più grande. Se su questa strada incontro la croce, anch’essa ha il suo posto dentro alla chiamata ad essere una figlia. Per questo don Giussani ci ha insegnato che «il sacrificio più grande è appartenere» e, ancora in quel bellissimo testo: «l’obbedienza è vivere un’amicizia».
Volere insieme le stesse cose
Una testimonianza della superiora delle Missionarie di san Carlo sul tema della condivisione nell’educazione