Nella folla qualcuno mi chiama per nome

In caritativa in uno slum di Nairobi, per imparare a riconoscere la luce di Cristo anche nel buio.

Nairobi rondelli
La caritativa nello slum di Mathare a Nairobi.

È una bellissima giornata di maggio quando per la prima volta vado con don Daniele e un gruppo di universitari di Comunione e liberazione in caritativa nello slum di Mathare, a Nairobi. Dopo la lettura del libretto di don Giussani, Il Senso della Caritativa, il programma prevede di cucinare e offrire cibo a persone di strada, molte delle quali bambini. Le persone che incontriamo sono scappate da scenari estremamente drammatici, la strada sembra un luogo più sicuro perché li tiene lontani dalle violenze subite nelle famiglie di origine. Per sopravvivere alla fame e alla fatica, usano droghe a basso costo come colla o cherosene. L’impatto è forte: chiedo a Gesù di manifestarsi anche in quel luogo. Poi mi accorgo che i bambini, sfigurati dall’uso della droga, non hanno perso il loro sorriso. Ci abbracciano, vogliono giocare, hanno voglia di vivere. I pasti che prepariamo per loro sono certamente attesi, ma desiderano soprattutto passare tanto tempo con noi, stringerci la mano, scambiare due parole. Come rifiutare un invito così bello, a un bisogno così franco!? 

Gli universitari che sono con noi non vengono da background migliori, a volte non hanno abbastanza denaro per pagarsi tre pasti al giorno ma, nonostante questo, hanno risparmiato qualche moneta per prendere un matatu [una sorta di minibus, ndr] e venire in caritativa ad aiutare – dicono – chi sta peggio di loro. Grazie alla creatività di tutti, la proposta della caritativa si trasforma. Non più solo il “gruppo cucina” ma anche il momento dei giochi, il rosario in strada. Stupisce vedere come tante persone stese sull’asfalto, semi incoscienti, si rialzino, desiderose di rivolgere una preghiera a Maria. Molti di loro portano al collo o in tasca un rosario. Si unisce anche chi non è cattolico. Non c’è disperazione nella loro preghiera, ma letizia. Qualcuno a volte propone anche un canto cristiano…

Ci abbracciano, vogliono giocare, hanno voglia di vivere

Col tempo, si è reso evidente il bisogno di estendere il gesto della caritativa, per mangiare insieme tra amici e condividere cosa resta in noi dopo queste giornate. “Oggi ho pensato al Vangelo di Marta e Maria – commenta una ragazza – e, come Maria, mi sono fermata a contemplare Cristo, certa della sua presenza, anche se invisibile ai miei occhi”. Qualcun altro aggiunge: “Non siamo poi così diversi da loro, siamo tutti mendicanti, bisognosi di un Salvatore”. Don Daniele ripete spesso, durante il momento del raggio: “Non siamo qui per salvare questa gente, non siamo Dio. Andiamo in caritativa per imparare ad amarla come Cristo ama e in questo diventiamo più amici tra di noi”. 

In questa amicizia in Cristo, gli universitari si accorgono di talenti che non si aspettavano di avere, riscoprono la loro identità. Un’amica racconta: “Davanti a quelle persone malmesse la mia tentazione è stata di scappare da un posto così buio e senza speranza. Ma ecco che nella folla qualcuno mi chiama per nome. Mi giro e vedo davanti a me un bambino tutto sporco e intento a portarsi alla bocca un fazzoletto intriso di cherosene. Lo avevo conosciuto qualche settimana prima, mi ero tenuta lontana da lui, intimidita dalle sue condizioni. Non mi aspettavo che si ricordasse di me, che pronunciasse il mio nome, mi sono commossa. Attraverso di lui, mi sono sentita chiamare da Cristo a essere in quel luogo, in mezzo a quelle persone. Non riuscivo a trovare uno spiraglio di luce ed ecco che Lui si è fatto vedere”. Sempre questa ragazza aggiunge: “Anche a me capita di fare esperienza dell’inferno, non fuori ma dentro di me, e ho bisogno che Cristo si mostri attraverso il volto di una persona vicina”. Ecco la scommessa di questa bella caritativa, imparare a riconoscere la luce di Cristo anche nel buio, trovando così «chi e cosa, nell’inferno, non è inferno», come recita la citazione di Italo Calvino. Don Giussani ci ha insegnato che offrire il nostro tempo per amare gratuitamente rende questa scoperta sempre più quotidiana. 

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