Cristo è l’uomo perfetto, che realizza pienamente la propria umanità. Per noi che siamo stati creati a immagine di Dio, la vocazione consiste nel diventare sempre più simili a Lui che è il modello a cui dobbiamo guardare.
Nessuno ha saputo vivere ogni istante della propria vita con la coscienza che aveva Gesù della sua identità e del suo compito nel mondo. Nessuno come Lui ha mai gustato la bellezza di ogni aspetto della realtà, dai gigli del campo agli uccelli del cielo, fino alle onde del lago scosse dal vento. Così come non si è mai più visto uno che sapesse amare le persone che incontrava e che sapesse leggere nel profondo del loro cuore, scrutandone i pensieri e cogliendone i desideri più profondi, come sapeva fare Lui. Chi ha mai compiuto i miracoli che ha fatto Gesù? Ha guarito i malati, raddrizzato gli storpi, ridato la vista ai ciechi. Ha persino resuscitato i morti. Ma i miracoli pi. grandi sono le vite cambiate e i cuori convertiti di coloro che avevano creduto in Lui.
In che modo possiamo assomigliarGli, noi che siamo così fragili e limitati?
Come sarebbe bello vivere così, conoscendo il significato delle cose e gustando ogni piccolo aspetto della vita come ha fatto Lui! In verità, a noi è stato dato di partecipare della vita di Cristo attraverso il sacramento del Battesimo, un dono che siamo chiamati a custodire e a far fruttare, cercando di uniformarci a Lui e lasciando che prenda sempre più spazio dentro di noi, così da assomigliargli sempre di più.
E in che modo possiamo assomigliargli, noi che siamo così fragili e limitati? Ce lo dice proprio Gesù nel Vangelo. Quando si è trattato di indicarci in che modo diventare più simili a Lui, quando ha voluto dirci come imitarLo e che cosa imitare di Lui, non ha detto: “Imitate me che sono l’uomo perfetto; che faccio i miracoli e capisco il cuore delle persone meglio di tutti gli altri”. No, quando ha voluto dirci qual è l’ideale del cristiano, ha
detto un’altra cosa: Imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11, 29).
È questo il contenuto dell’ultimo libro di don Gianluca Attanasio, per tutti Atta, Il segreto dell’umiltà, che ci presenta questa virtù come qualcosa di affascinante, desiderabile, l’espressione di una bellezza interiore che ci rende luminosi agli occhi di Dio e degli altri. Una bellezza di cui sono esempio molti santi, dal Curato d’Ars a santa Teresina, da san Benedetto a madre Teresa, e che ha il suo vertice nel fascino incorruttibile di Maria, della cui umiltà si è innamorato Dio stesso.
L’umile è capace di uno stupore che gli fa amare ogni cosa
È agli umili che Dio riserva la sua preferenza, è a loro che rivela i misteri più profondi delle realtà umane e divine.
Ma chi è, dunque, l’umile? In questo libro, Attanasio mostra bene come l’umile sia colui che non mette al centro se stesso bensì la realtà e Chi l’ha creata. Per questo diventa capace di quello stupore che gli fa amare ogni cosa:
«L’umile è grato di un sorriso, di una stretta di mano, di un favore. Si ricorda di tutti i doni che hanno reso possibile la sua vita», dice Attanasio. L’umiltà è l’atteggiamento di chi non ha una posizione di pretesa di fronte alla realtà e alla vita ma, al contrario, riconosce che tutto gli è dato gratuitamente e per questo lo gusta cento volte di più. L’umile, infine, si stupisce di quello che Dio opera in lui e per lui: Mi hai fatto come un prodigio, recita un salmo. Ecco l’esito commovente e paradossale che attende chi è umile: la scoperta della propria grandezza.