La bellezza di educare insieme

La possibilità di educare in modo nuovo a partire dalla compagnia quotidiana. Testimonianza dal Kenia.

Sara rampa carita nairobi
Suor Sara a Nairobi

“Vedi, sister, noi siamo cresciuti nel villaggio, dove ogni adulto si sentiva responsabile dell’educazione di ciascun bambino. Qui a Nairobi, invece, la famiglia allargata non esiste, siamo soli a doverci prendere cura della crescita dei nostri figli e, a volte, non sappiamo cosa fare né a chi chiedere aiuto”. Queste parole, che mi ha rivolto il papà di un alunno della scuola Urafiki Carovana, dove insegno a Nairobi, mi hanno fatto riflettere. Nairobi è una città diversa dall’idea che si ha comunemente dell’Africa: è una realtà in continua espansione, un crocevia di gruppi etnici diversi. La vita è più movimentata rispetto al villaggio e, soprattutto, l’interazione sociale è completamente diversa. Spesso i vicini non si conoscono. Spesso, a causa del lavoro, è difficile incontrarsi. I genitori dei miei alunni fanno parte di una generazione che sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti. La maggior parte di loro ha studiato, ha delle critiche nei confronti del modo rigido e a volte violento con cui è stata educata, desidera avere un rapporto più vicino con i propri figli. Allo stesso tempo, fatica a trovare un modello a cui ispirarsi. Insomma, la domanda su come educare i figli è una di quelle che, in qualità di insegnanti, ci sentiamo porre sempre più spesso. 

È nata così l’idea di organizzare dei corsi per genitori, con l’obiettivo di condividere alcune tematiche per aiutarli in questo affascinante e delicato cammino. Abbiamo iniziato con temi proposti dai genitori stessi (come comunicare con i propri figli, come affrontare la tecnologia, la sessualità, la crescita dei ragazzi). Abbiamo contattato alcune persone che potessero aiutarci e così sono nati i corsi di parenting. L’incontro inizia con una preghiera comune, si prosegue con una breve introduzione e poi il relatore di turno tratta un tema. Tra i relatori più recenti ci sono anche alcuni genitori che, venuti a conoscenza del progetto, hanno voluto rendersi disponibili. A seguire c’è la parte che preferisco: i genitori vengono divisi in gruppi e si confrontano con una domanda proposta da noi. Nel lavoro, si lasciano coinvolgere, condividono le esperienze di vita legate ai propri figli e alle proprie famiglie. A questo punto, si presenta a tutti quanto è emerso; è sempre una occasione preziosa per imparare gli uni dagli altri. È molto bello vedere i loro volti lieti, rassicurati dal fatto che qualcun altro sta vivendo le stesse difficoltà, che non sono soli, che è possibile condividere la vita e camminare insieme. 

Se penso alla nostra missione qui a Nairobi, vedo che le scuole, la parrocchia, l’ospedale e tutti i luoghi in cui lavoriamo sono chiamati a diventare un unico villaggio in cui i rapporti tornano a essere vivi, dove ci si accompagna nella vita. Per me, poi, è fonte di gratitudine scoprire dall’altra parte del mondo, in persone che vengono da una storia e da una cultura completamente diverse dalla mia, compagni di cammino che hanno a cuore il mio stesso desiderio educativo e da cui continuo a imparare. 

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