O adesso o mai più

I passi verso il sacerdozio di don Simone, che riceverà gli ordini questo sabato 21 giugno insieme a Tommaso Benzoni e Andrea La Piana.

20240622 roma ordinazioni diaconato moretti

Sono nato nel 1988 a Gualdo Tadino, in Umbria, da una famiglia cattolica appartenente al movimento di Comunione e liberazione. Sono cresciuto con mio fratello Luca, di solo un anno più piccolo. Sono grato ai miei genitori che ci hanno amato molto e trasmesso la fede fin da piccoli.

Ricordo di avere avuto da sempre un rapporto con Dio, con cui parlavo come fosse un amico; ma crescendo questa fede piano piano si affievolì. Dio sembrava sempre più lontano dalle cose che mi interessavano. Fu l’incontro con Gioventù studentesca, il gruppo giovanile di Cl, che riaccese questo rapporto. Mi invitarono alle vacanze estive e ad altri incontri. Ogni volta che andavo, sperimentavo una libertà e una pienezza che altrove non vivevo. Sentivo di poter essere me stesso fino in fondo, e piano piano ho scoperto che il segreto di tutto questo era la fede. Al centro di quella amicizia c’era Gesù. Dio, che mi era sembrato astratto, era diventato concreto nel volto di Gesù e, in particolare, nei volti di quella compagnia. Avevo 17 anni e questo incontro infiammò la mia vita.

In quel momento pensai per la prima volta al sacerdozio. Durante una messa nella mia parrocchia, mi immaginai di trovarmi al posto del sacerdote durante l’omelia. Solo tornado a casa in macchina , mi venne il sospetto che non fosse stato un caso. Ricordo che chiesi a mia madre: “Ma se Dio mi chiamasse a diventare prete? Perché io non voglio fare il prete!”. Mi madre, illuminata dallo Spirito Santo, mi rispose solo: “Pensi che Dio possa chiederti qualcosa contro la tua felicità?”. Non ci pensai più. Iniziai l’università a Perugia dove andai per studiare Fisica e dove la mia fede si approfondì ulteriormente tramite la vita del Clu, la compagnia degli universitari di Cl. Mi ero innamorato di una ragazza ma non ero corrisposto. Di fatto, questa ferita mi aveva messo nel cuore la domanda: “Ma si può veramente scommettere tutto su di te, Gesù?”. Questa domanda fece anche nascere amicizie molto significative che ancora mi accompagnano, con ragazzi che, per vie diverse, avevano come me iniziato a scommettere tutto su Cristo.

«Pensi che Dio possa chiederti qualcosa contro la tua felicità?”»

Verso la fine dell’università, accadde il fatto decisivo. Stavo uscendo con una ragazza che mi piaceva e a cui volevo bene, ma non ero tranquillo e non capivo perché. Uno degli amici di cui sopra mi disse che aveva avuto la bella idea di dare tutta la vita a Gesù e che esisteva anche quella strada. Ricordo solo un lampo nella mente: “Ecco perché non sono tranquillo. Anche io potrei darti la vita… come sacerdote!”. All’inizio non la presi bene e continuai a stare con la ragazza che frequentavo ma non ero mai in pace, e alla fine ci lasciammo. Da quel momento, iniziai ad andare alla messa tutti i giorni perché avevo bisogno di capire. Tuttavia, non ancora soddisfatto, pensai che forse il pensiero di dedicare la vita a Gesù fosse frutto della compagnia di cui mi ero circondato. Così me ne andai in Spagna, a Salamanca, a fare un dottorato in Fisica. Furono anni di lotta, in cui vivevo con un piede nel mondo che non riuscivo a lasciare e un piede con Gesù che non volevo abbandonare. Non mi dicevo che non era vero, piuttosto ripetevo: “Non adesso, più tardi”. Eppure, più ignoravo questo invito, più le cose perdevano gusto. 

Alla fine del dottorato, questo pensiero si era fatto sempre più forte e concreto, tanto che alla fine mi dissi: “O adesso o mai più”. Dio mi tese una mano tramite don Tommaso Pedroli, sacerdote della Fraternità san Carlo a Madrid, che un giorno mi invitò a pranzo. Colsi l’occasione al volo e gli raccontai tutto. Iniziai un cammino di verifica che mi portò a Roma dove mi accolse don Francesco Ferrari il quale, insieme a tanti altri fratelli, mi aiutò a capire e soprattutto a sperimentare la gioia e la letizia di rispondere finalmente al Signore il mio “Eccomi”. 

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