È presto, sono le 7 di sabato 11 gennaio. È il giorno in cui non c’è scuola e si può dormire un po’ di più. E invece, siamo scesi dal letto di colpo e ci siamo precipitati al binario del treno, stazione Magliana. Con noi, insieme ai ragazzi, ci sono anche molti genitori che abbiamo invitato per un’occasione straordinaria: la prima udienza giubilare con il Santo Padre. Non solo, parteciperanno tanti altri ragazzi e ragazze delle scuole medie, 3.000 circa, accompagnati dai loro educatori nell’avventura dei Cavalieri. Si tratta di un’esperienza nata in seno al movimento di Comunione e liberazione e, in particolare, all’interno dell’Istituto Sacro Cuore di Milano, dietro impulso di un sacerdote che al tempo ne era Rettore, don Giorgio Pontiggia e che adesso è in Cielo a intercedere per noi con il Servo di Dio don Luigi Giussani. Questa esperienza si è poi diffusa in varie parti di Italia, d’Europa e ultimamente anche oltre Oceano.
Arrivati alla stazione di San Pietro, ci incamminiamo verso la Sala Nervi, scendendo lungo il camminamento pedonale che collega la Stazione a via di Porta Cavalleggeri. Il clima tra i ragazzi, i genitori e noi educatori è gioioso di una gioia composta e intensa, tesa a ciò che stiamo per vivere insieme. È facile capire che non è opera nostra ma dello Spirito Santo…
Dietro l’angolo che si apre sulla piazza dell’ex Sant’Uffizio, un fiume di ragazzi sventola stendardi di ogni tipo, a sottolineare la provenienza di ciascun gruppo. Euforici, passiamo in fila i controlli della polizia. Poi, superati i varchi, ci raduniamo ancora. Uno dei ragazzi andrà in prima fila a rappresentare il suo gruppo per baciare la mano del Papa al termine dell’udienza. Mi colpisce che non ci siano gelosie o invidie: nessuno protesta perché non è stato scelto, anzi. Ognuno è contento che l’amico abbia avuto questo compito. San Paolo direbbe: Gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Sul volto di tutti, domina la gratitudine per ciò che abbiamo vissuto insieme
Entriamo in una sala gremita all’inverosimile: il settore a sinistra, è un pullulare di bandane gialle con la scritta: «È bella la strada che porta a Te». Alle 9 in punto entra il Papa: la gioia che si respira è contagiosa. Si alza la musica dell’inno composto per l’occasione. Poi, il silenzio, teso ad accogliere ciò che Papa Francesco vorrà dire. C’è una parola che domina da subito e che il Papa ripeterà a tutta l’assemblea: ricominciare. È una parola facile da ricordare, che si stampa subito nei cuori di tutti come un balsamo di speranza. E infatti si può ricominciare perché c’è una “speranza che non delude”. Si chiama Gesù. È la consegna che il Papa ci lascia: e noi desideriamo che sia così per tutte le persone che incontriamo sul nostro cammino, che di questo hanno bisogno.
Terminata l’udienza, dopo aver salutato il Papa che è passato nel corridoio centrale, ci siamo messi in coda per varcare la Porta Santa e lucrare la grazia del Giubileo, recitando in Basilica il Credo e un Pater, Ave, Gloria, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Sul volto di tutti, domina la gratitudine per ciò che abbiamo vissuto insieme, segno inequivocabile della tenerezza di Dio, della sua paternità e benevolenza. A pranzo, siamo ospiti della sede di aggregazione giovanile “Il Centro Esquilia”, insieme ai gruppi laziali presenti. Nel pomeriggio, i seminaristi organizzano giochi. Tutto si conclude con la celebrazione della Santa Messa: ringraziamo il Signore per il dono immeritato e gratuito della giornata.
Tornando a casa, molti genitori commossi e stupiti mi dicono la profonda gratitudine che provano per essere stati invitati a condividere l’evento con i figli .
Ancora una volta, il Signore ci ha fatto capire e toccare con mano che vale la pena fidarsi di Lui, spendersi perché questi ragazzi (in mezzo ai quali io vivo da 25 anni, nei vari posti dove sono stato in missione) incontrino una compagnia di amici dove il volto di Cristo risplende con i tratti umani del mio e del tuo volto. ●