Quando nasce il santo rosario? Dove? Come? La culla di questa preghiera fu certamente l’ordine dei predicatori. Il loro fondatore, san Domenico, aveva posto, fin dalle origini, la nuova comunità sotto la protezione di Maria. Aveva introdotto il canto della Salve Regina dopo compieta, affinché la madre di Gesù intercedesse per la conservazione di tutto l’Ordine.
Le primitive vite dei frati abbondano di racconti in cui si narrano gli interventi materni della Vergine presso suo figlio Gesù. Una delle Regole, redatta per i membri dell’Ordine della penitenza, ramo collaterale dei domenicani, prescriveva che coloro che non erano in grado di leggere il breviario, dovessero recitare un certo numero di Ave Maria e di Padre Nostro. Con la stessa convinzione molti frati avevano l’abitudine di salutare la Vergine ripetendo davanti alle sue immagini più volte l’invocazione mariana. Un beato, che aveva conosciuto personalmente san Domenico, fu sepolto avendo fra le mani un rudimentale rosario, una cordicella con dei nodi, che gli serviva per contare le mille Ave Maria con le quali pregava ogni giorno.
Ogni rosa, anzi ogni petalo, di questo meraviglioso e semplice fiore del mese di maggio, rappresenta una preghiera rivolta alla Madre meditando i misteri della vita di suo figlio.
La preghiera del rosario come la conosciamo oggi si configura stabilmente nell’ambiente dei monaci certosini della Valle del Reno. Adolfo di Essen (morto nel 1439), priore della Certosa di Treviri, recitava ogni giorno cinquanta Ave Maria, fissando la sua attenzione sui misteri della vita di Gesù. Dopo di lui, Domenico di Prussia, stabilisce in centocinquanta Ave Maria l’intera preghiera, suddivisa nei misteri della gioia, del dolore e della gloria che ancora oggi, insieme a quelli della luce, introdotti nel 2002 da san Giovanni Paolo II, formano l’arco meditativo a cui si abbandona con semplicità il fedele.
Il rosario sarebbe rimasto probabilmente confinato in un ambiente monastico. Ma un domenicano francese, Alano della Rupe, spese tutta la sua vita, nella prima metà del Quattrocento, per diffonderla in tutta la Francia. Da lì si sarebbe propagata anche in Germania, in Italia e in altri paesi dell’Europa.
Nel 1573, infine, il papa Gregorio XIII istituì la festa liturgica della Madonna del Rosario fissata al 7 ottobre, in memoria della vittoria di Lepanto avvenuta due anni prima. Nei primi decenni dell’Ottocento, la giovane di Lione Paolina Jaricot, istituì il Rosario vivente, mentre le apparizioni di Lourdes a metà del secolo affermarono per sempre l’importanza di quella preghiera come strada ordinaria verso la santità. Nel 1960 san Paolo VI si espresse così: “È conveniente che noi tutti riprendiamo in mano la corona del rosario e lo abbiamo a recitare con la semplicità e il fervore degli umili, dei piccoli, dei devoti, degli afflitti e dei fiduciosi” (Udienza generale, 8 ottobre 1969).
Perché la parola “rosario”? Essa nel medioevo indicava una ghirlanda di rose con la quale si coronava la Vergine Maria. Ogni rosa, anzi ogni petalo, di questo meraviglioso e semplice fiore del mese di maggio, rappresenta una preghiera rivolta alla Madre meditando i misteri della vita di suo figlio.
Da dove viene l’importanza per tutti noi della preghiera del rosario? Essa è una preghiera semplice, eppure, interamente fondata sulla Parola di Dio e sul Vangelo. Può essere recitata dovunque, in qualsiasi condizione di spirito ci si trovi. Si accompagna alla gioia, ma anche al dolore e alla supplica. Per la sua ripetitività educa ad una contemplazione progressiva dei misteri e nello stesso tempo si può popolare di tutte le intenzioni di preghiera e i volti di persone che vogliamo ricordare. Prepara l’animo del credente alla celebrazione della messa, ma può anche seguire ad essa, come ringraziamento e lode. Ci rende certi della protezione di Maria, ci invita a non chiuderci in una mortificante considerazione della nostra pochezza e ad aprirci ad una serena fiducia nella protezione di Maria.
(I dati storici qui raccolti sono tratti da G. Festa – A. Laffay, San Domenico padre dei predicatori, ESD, Bologna 2021.)