Nella luce dell’inizio

Per i tipi della San Paolo, il primo romanzo di mons. Massimo Camisasca. Ecco un estratto.

la luce romanzo camisasca

A metà dei tormentati anni Sessanta, un avvocato romano, a causa delle drammatiche esperienze vissute in passato – tra cui il confino in un lager – cade in una profonda sfiducia nella vita. Rischia di trascinare con sé anche le speranze del figlio, universitario alla Sapienza, in quanto incapace di offrirgli un aiuto adeguato. Padre e figlio vengono da esperienze di abbandono. Lottano per risalire la corrente e per riscoprire se stessi e la bellezza dell’esistenza. Queste le linee che percorrono il  primo romanzo di Massimo Camisasca, di cui proponiamo un estratto.

È stato sul tram, la prima volta che l’ho notata. Io ero immerso come sempre in una nebbia di pensieri che non avevano colore. Lei era seduta di fronte. Potevo solo intravederla, tra un gomito, un braccio e una borsa della spesa.
Il tram era, per me, l’unico diversivo della giornata: da qualche giorno andavo in centro città senza una meta precisa, per cercare la compagnia della gente senza volto, delle vetrine, dei rumori. E poi tornavo a casa per immergermi di nuovo in quel piccolo spazio che divideva la poltrona dalla libreria.
Ieri l’ho rivista, sempre sul tram. Quante altre donne, ragazze, ho incrociato in quelle mattine imbalsamate? Non hanno avuto nessun peso, non hanno scosso in me nessun muscolo, nessun nervo si è teso, da quando quel torpore si è impadronito delle mie giornate.
Ed ora che cosa è cambiato? Nessuna spiegazione è possibile. Il mio animo si limita a registrare un fatto, un interesse che rinasce imprevisto e inatteso. Mi guardo nei vetri delle botteghe per cercare di capire se qualcosa sia mutato anche sul volto. Al pallore si è sostituito un tenuissimo colore, tra il roseo e il dorato, come il colore dell’alba o della primavera. Ho paura. Paura di confessare a me stesso che qualcosa di nuovo sta nascendo: dato che i miracoli non capitano, da dove possono venire quei nuovi colori?
Ma intanto non riesco a smettere di pensare a quel cappotto arancione. Questa è la cosa straordinaria e curiosa assieme: non sono rimasto segnato da uno sguardo, dalla forma del corpo, dai capelli o dalle gambe, ma dall’arancione sfacciato e solare di quel cappotto.
Poi lo sguardo è salito agli occhi, ma solo per cercare una conferma, una continuazione di quella luce.

Non è forse vero che il senso della storia si forma molto tardi nella vita?

Tornato a casa, ho ricominciato a pensare a mio padre. Là, su un ripiano della libreria, davanti a un gruppo di libri accostati l’uno all’altro, c’è una piccola fotografia. Si vede poco più della testa, grossa, stempiata, un naso importante, aquilino, due grandi occhi verdi, un sorriso appena accennato che parla da quel volto più di ogni altro particolare.
L’ho voluta io quella foto, collocata lì, in modo che mi guardi ogni giorno, ogni ora, se possibile, a cercare e invocare un dialogo che prima è mancato.
Arrivo solo adesso a capire qualcosa del mio passato, come se avessi vissuto distrattamente, senza rendermi conto di cosa veramente accadeva intorno a me. D’altronde non è forse vero che il senso della storia si forma molto tardi nella vita? Come all’improvviso, mi rendo conto di legami, cause ed effetti che non ho mai notato prima.
Un padre conosce mai un figlio? Un figlio conosce mai un padre? Io il mio l’ho frequentato molto poco. L’infanzia e l’adolescenza le ho passate in collegio e l’ingresso nella maturità, per la mia generazione, è stata la guerra. Per me, poi, la prigionia, prima in Germania e alla fine in Polonia.
Questi i miei pensieri, quasi ogni volta che salgo le scale di casa. E ogni rampa di scale coincide con la durata di un pensiero.
Il sole di quel cappotto comparirà ancora? Per la prima volta da mesi, da anni, in me la speranza è più grande della paura.
«Te lo ripeto, Marco, figlio mio, è stato come girare l’angolo di una strada, come un evento inspiegabile». Le parole uscivano dalla mia bocca come non fossi io a pronunciarle, con fluidità, come la descrizione di un’evidenza.
«Le cose più belle non si riescono mai a raccontare».

Massimo Camisasca
Nella luce dell’inizio
Edizioni San Paolo 2023

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