A chi dobbiamo riferirci, a quale fonte abbeverarci, per muovere i primi passi di una ricostruzione dell’umano che appare sempre più urgente, giorno dopo giorno? Il mio sguardo non è né pessimista né ottimista, è semplicemente realista. Tutti sappiamo, più o meno approfonditamente, che la storia dell’uomo è segnata da svolte, spesso lungamente preparate dalle filosofie, dalle scienze, dalle economie, dalle religioni, incubate per decenni o per secoli, e poi esplose improvvisamente.
Quando è nata la scrittura? E il calcolo matematico? Quando si sono cominciate a osservare le leggi che governano l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, l’universo spaziale e gli atomi? Quando è nata la musica, la pittura? E la medicina? Quando è nata la riflessione sul vivere assieme?
Potremmo proseguire, scavando un interessante atlante della storia dell’uomo. Ma c’è una corrente profonda che attraversa l’oceano della storia. Ed è il tentativo di dare una risposta alla domanda delle domande: “ed io, chi sono?”.
Sono questi i giganti che mi lasciano più stupefatto, che mi attraggono maggiormente: coloro che hanno tentato di dare un volto all’enigma uomo e hanno cercato di aiutarlo a vivere sulla terra. Sono i geni dell’esistenza, che possiamo trovare in ogni campo dell’esperienza umana e diventano felicemente delle luci a cui guardare, dei fuochi a cui riscaldarsi, onde trovare pensiero ed energia per vivere il presente ed immaginare il futuro.
È in questo contesto che colloco il libro che presento. Parla di un uomo vissuto a Roma nella seconda metà del VI secolo. Un uomo di genio, con una grande esperienza di governo: governatore di Roma, in un tempo in cui l’antica capitale dell’Impero non è altro che l’ombra di se stessa, sconvolta e impoverita dalle epidemie, dalla carestia, dalle inondazioni, stretta nella morsa dalla guerra tra bizantini e longobardi, una delle più feroci e disumane che l’Occidente abbia conosciuto.
Gregorio, questo è il nome del nostro uomo, abbandona il campo di battaglia perché ritiene che tutto vada ricostruito dalle fondamenta. È ricco: converte tutti i suoi beni per sostenere una comunità di uomini a Roma, sul Celio, nella sua casa patrizia. Lo studio e la preghiera, il sostegno ai poveri costituiscono l’ossatura della loro giornata, di tutta la loro vita.
In questo libro c’è tutta la profondità di Gregorio, della sua singolare conoscenza delle profondità dell’animo umano, del suo equilibrio che fa sentire ogni lettore ricompreso nel suo abbraccio paterno.
Ma Gregorio viene strappato da questo disegno. In pochi anni aveva affinato l’arte della contemplazione, senza perdere nulla della sua passione per l’uomo, della sua conoscenza stupefacente dell’animo umano e della sua capacità di educatore, di guida. Ars artium regimen animarum: così comincerà la sua opera più famosa, quella Regola per i pastori che attraverserà i secoli come livre de chevet per tutti i condottieri, di anime e di corpi.
[…] Gregorio fu strappato dal silenzio della contemplazione dal Papa di allora che lo obbligò a un compito difficilissimo: suo rappresentante presso la corte di Bisanzio. Per questo lo ordinò diacono. Fu la svolta che, dopo gli anni trascorsi a Costantinopoli, lo portò al Sommo pontificato nella Chiesa di Roma. […] È affascinante entrare nelle sue opere, leggere qualcuna delle sue lettere (ne scrisse moltissime e molte ci sono arrivate), vedere l’equilibrio di quest’uomo, sempre alla ricerca di una strada nella tempesta, nella tempesta della storia e nella tempesta del cuore dell’uomo.
Gianluca Attanasio, autore di un buon numero di libri, tra cui, recentemente, uno su Cassiano, il traghettatore in Occidente del monachesimo nato in Medio Oriente, padre della vita comune, ci porta con queste pagine a conoscere il mondo interiore e pubblico di Gregorio Magno. […]
In questo libro c’è tutta la profondità di Gregorio, della sua singolare conoscenza delle profondità dell’animo umano, del suo equilibrio che fa sentire ogni lettore ricompreso nel suo abbraccio paterno. Ma c’è anche tutta la sapienza educativa di Atta (così lo chiamiamo tutti noi che lo conosciamo da decenni o da ieri), la sua passione governata, il suo infinito amore comunicativo, la sua passione per Dio, per la contemplazione, e per la terra degli uomini.
(Estratto dalla prefazione di Massimo Camisasca al libro).
Gianluca Attanasio
Una strada nella tempesta
Attualità dell’esperienza di Gregorio Magno
Cantagalli 2021
Nella foto: san Gregorio Magno, X sec., Kunsthistorisches Museum, Vienna.