Ospitare Dio nelle nostre vite

La Quaresima è un cammino verso la libertà, fatto di piccoli cambiamenti, di piccole conversioni quotidiane: l’omelia di mons. Camisasca nel mercoledì delle Ceneri.

Moretto da Brescia, «Gesù nel deserto», 1540

Cari fratelli e sorelle,

inizia oggi il santo tempo della Quaresima, i quaranta giorni di preparazione alla Pasqua. Vorrei indicare con brevi parole, essenziali, ciò in cui consiste il dono e il cammino di questo lungo e importante tempo liturgico.
Come ci indica il profeta Gioele, riportando le parole del Signore (ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti, Gl 2,12), come ci ricorda san Paolo (vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio, 2Cor 5,20), la Quaresima è essenzialmente tempo di ritorno a Dio. Ma come è possibile concretamente ritornare a Dio? Lasciando che lui torni ad abitare nella nostra vita. È assolutamente paradossale, eppure è così: Dio che ha creato il mondo e la vita di ogni uomo, desidera che ogni persona e ogni cosa possa vivere in una relazione di amicizia e di comunione con lui, come una grande famiglia che riconosce il proprio padre. Oggi invece Dio è diventato per moltissimi un ospite sconosciuto o addirittura indesiderato. Come dice il Prologo del Vangelo di Giovanni: Venne fra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,11). Il senso e il programma di ciò che chiamiamo conversione si colloca tutto in questo passaggio: tornare ad ospitare Dio nelle nostre vite.
Di Dio non si parla ormai più nei luoghi pubblici. Tutt’al più a lui è concesso di essere una presenza privata. La religione, teorizzano molti, non deve aver posto nella società civile, perché essa è considerata fonte di divisioni e di lotte. Ma è proprio così? Siamo anche noi schiavi dei mass media, per arrenderci a questa menzogna? La fede nel Figlio di Dio fatto uomo, morto sulla croce e risorto per noi è all’opposto fondamento dell’uguale dignità di tutti gli uomini, della loro possibile fraternità. Ma soprattutto essa è linfa vitale di comunione e di pace attraverso i sacramenti, soprattutto il battesimo, l’eucaristia e la penitenza; attraverso la Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha chiamato “segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1).
La vera rivoluzione nel mondo è tornare ad accogliere Dio che ci ha creati e salvati. Ma questo cambiamento radicale non potrà avvenire se non inizierà da me e da te. Siamo io e te che dobbiamo tornare a far spazio a Dio nella nostra vita. Non illudiamoci: il mondo ha dimenticato Dio perché noi cristiani lo abbiamo dimenticato.
Per riaccorgerci di Dio e della sua presenza, per riaccorgerci di colui che come dice il Vangelo vive nel segreto (cf. Mt 6,4), dobbiamo tornare a fare silenzio. Come ho già fatto durante la messa delle Ceneri dello scorso anno, ancora una volta vorrei indicarvi delle strade per riaccorgerci di Dio. La prima è appunto quella del silenzio. Vogliamo spegnere il televisore, mentre a tavola mangiamo? Possiamo ridurre almeno un poco il nostro uso del telefono, del computer e il nostro accesso ai social? Vogliamo una sera alla settimana dedicare a Dio il nostro tempo, con la preghiera del Rosario, la lettura del Vangelo della Domenica, la conversazione in famiglia? Non dobbiamo pensare alla preghiera innanzitutto come a un sacrificio che ci è chiesto, ma come un’opportunità che ci è data. Soltanto chi comincia a viverla, a poco a poco ne capisce l’importanza. Chi si dedica alla preghiera vede infatti una trasformazione positiva nella propria esistenza; la gioia e la serenità tornano nella sua vita.

La vera rivoluzione nel mondo è tornare ad accogliere Dio che ci ha creati e salvati.


La Chiesa ci chiede poi di digiunare, cioè, in altre parole, di renderci conto della nostra dipendenza sbagliata dal denaro, dal cibo, dalle valutazioni degli altri, invece che da Dio. Per iniziare a operare questo passaggio, occorre che concretamente iniziamo un distacco da alcuni beni. Non si tratta in realtà di un’arida rinuncia, quanto piuttosto di lasciar entrare qualcosa di più importante nella nostra giornata, capace di relativizzare il nostro attaccamento ai beni materiali. Possiamo, ad esempio, comprare un abito in meno, di cui non abbiamo bisogno, o un paio di scarpe in meno, o risparmiare su altri acquisti, al fine di aiutare chi vediamo in difficoltà. Apriamo gli occhi e noteremo che molti sono i bisognosi, innanzitutto nella nostra comunità cristiana. Poi allarghiamo il nostro sguardo: quanta povertà c’è nella nostra città e nel mondo intero!
Esiste poi anche un altro tipo di distacco, quello che coincide con la decisione di utilizzare in modo diverso il proprio tempo. Perché non dedicare un’ora alla settimana a visitare una persona sola o ammalata o in difficoltà? In fondo bastano poche luci per tornare a illuminare tutto il deserto della vita.
Vi prego di non dimenticare e di non trascurare queste poche e semplici indicazioni che vi ho dato. Non occorrono grandi progetti o grandi rinunce. Occorre partire con decisione da piccoli cambiamenti, per poterli poi allargare. In questo modo la nostra intera vita ne sarà rallegrata.
La Quaresima è un cammino verso la libertà. Chiedo al Signore la grazia che tutti noi lo possiamo vivere. Al termine di questo cammino potremo scoprire nella morte e resurrezione di Gesù la rivelazione del volto di Dio. Questo cammino di penitenza inoltre ci educherà anche, passo dopo passo, a guardare con più semplicità e desiderio alla fonte della gioia e dell’unica speranza per la nostra vita. Amen.

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