Qualcosa di grande adesso

Una compagnia di amici dove Gesù propone sempre qualcosa di grande. Un racconto tra il Midwest e Washington D.C.

Amoruso Dimensioni Grandi
Roberto Amoruso durante un momento di gioco con i Knights.

Quando nel 2005 è iniziata questa storia avevo un desiderio: “fare qualcosa per i ragazzi delle medie”. Mi accorgo che, dopo quasi 20 anni, quel desiderio continua e cresce. Non penso ci sia un limite al desiderio. D’altra parte, la regola dei Cavalieri, che a Washington chiamiamo Knights, è nota: Gesù ti sta proponendo qualcosa di grande adesso. La realtà dei ragazzini delle medie che iniziano un cammino di fede si sta affermando in molte zone dell’America del Nord, non solo a Washington, dove vivo io. Ci sono gruppi di ragazzi nel Maryland, in Colorado, in Massachusetts, in Minnesota, Nord e South Carolina, Tennessee, Kentucky, Indiana, Illinois, Ohio. Il numero dei ragazzi varia parecchio. In alcune zone come Washington c’è una comunità di 20 o 30 ragazzi. In altre città, come Cincinnati, ce ne sono una decina; e poi gruppetti di pochi o addirittura un solo knight

Durante questo periodo sto seguendo il gruppo dei Knights a Washington e quella che chiamiamo “la compagnia del Midwest”, con i ragazzi di Chicago, il gruppo di Cincinnati e quelli sparsi negli altri stati.

A Washington ci troviamo ogni settimana e il momento è sempre molto partecipato. Ci sono giochi, merende, attività varie e la consueta domanda: che cosa hai visto di quello che ti proponeva Gesù? Durante il mese di dicembre, abbiamo preparato il Christmas play, una piccola recita di Natale con alcune scene dell’Annunciazione e della nascita di Gesù a Betlemme. I ragazzi si sono vestiti e hanno recitato proprio bene. Era un momento importante, per noi e per tutta la comunità di Washington che si ritrovava insieme. Un altro esempio: durante il mese di gennaio abbiamo discusso della vita e della triste realtà dell’aborto. Il nostro ritrovarci, infatti, è sempre anche un momento di giudizio sulle cose che capitano nella comunità e nel paese. Quest’anno, la riflessione è nata dall’esperienza di due mamme che hanno un figlio con la sindrome di Down. Il risultato è stato una bellissima presentazione, con un’introduzione alla vita di questi due bambini e ai rapporti che si possono instaurare. Uno di loro, Jack, è con noi tutti i venerdì con la mamma che lo accompagna e ci aiuta, l’altro è più grande. È molto bello entrare in quest’altro mondo, quello visto e vissuto da Jack che lo comunica a noi attraverso la sua amicizia, i suoi sorrisi, il suo desiderio di felicità. 

Migliaia di persone che danno una bellissima testimonianza di amore alla vita

È la ragione per cui anche quest’anno parteciperemo alla March for life qui a Washington, dove migliaia di persone danno una bellissima testimonianza di amore alla vita. Alla fine della marcia, ci riuniamo, sempre nello stesso posto, a recitare il rosario: in questo modo, anche quelli che hanno fatto i Knights negli anni passati possono associarsi e i più giovani possono vedere che l’esperienza continua. È il caso di Isabel, che ha partecipato al nostro gruppo tanti anni fa: adesso è una suora delle Sister of life e viene ogni anno a dare testimonianza con le sue consorelle. 

Con i Knights del Midwest, il ritmo è diverso. Il tentativo è proporre anche a loro un’appartenenza, ma le distanze non consentono di vedersi spesso. Per dare un’idea, i Knights più vicini sono a oltre 8 ore di macchina. Viste le distanze, abbiamo organizzato due campeggi durante l’anno, uno ad aprile e l’altro a settembre: sono momenti ai quali provano a partecipare tutti, più o meno una quarantina di persone. Passiamo tre giorni insieme giocando, pregando e facendo camminate in collina. Poi si cucina e si parla delle cose più importanti per la vita… Insomma, tutto insieme. Alcuni di loro vivono in luoghi dove ci sono adulti che possono seguire il gruppo e riescono a vedersi un paio di volte alla settimana. Per tutti gli altri, c’è un breve incontro online il lunedì sera. 

Ci vuole proprio tutta la grazia di Gesù perché l’appartenenza passi attraverso una chiamata su Zoom, e la chiediamo ogni volta! È una grazia, una compagnia, una decisione. Chiedo sempre ai genitori di essere presenti durante l’incontro del lunedì sera, soprattutto se il loro knight è da solo in zona. Perché la proposta può essere veicolata da me, ma deve partire da loro ed essere comunicata con la presenza della famiglia. Altrimenti, alla fine rimane una Zoom call che non produce frutto. Sono i genitori che propongono ai figli la loro appartenenza alla Chiesa; quanto a me, aiuto chi domanda. Ma guardando a questi anni, si vede benissimo che è il Signore che fa crescere. I primi Knights oggi sono sposati oppure dedicati a Dio. Da quanto mi dicono, ricordano che Gesù sta proponendo loro qualcosa di grande. Adesso. 

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