Siberia, i piccoli semi della missione

Un articolo di Vatican News sulla missione di don Alfredo Fecondo nel cuore della Siberia.

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La Chiesa di San Giuseppe a Berdsk, nella regione di Novosibirsk.

Per sua stessa ammissione è un “missionario anomalo”. La voce di padre Alfredo Fecondo giunge da Novosibírsk, in Siberia. Dal 1994 vive in quella che è la terza città più grande della Russia, dopo Mosca e San Pietroburgo,  ed è lì che ha iniziato, e tuttora prosegue, la sua missione per la Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo. Fu tra i primi sacerdoti cattolici ad approdarvi dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, dando seguito non solo alla richiesta dei vescovi nominati da San Giovanni Paolo II di inviare preti nel più vasto Stato del mondo, ma anche a quella che gli pose un suo professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Colui che padre Alfredo – parlando ai media vaticani – definisce “un padre che mi salvò letteralmente la vita”. Fu don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, a chiedergli: “Andresti in Russia?”. Il suo “sì” fu immediato. Da allora, padre Alfredo non ha più rifatto le valigie, rimaste aperte a Novosibírsk dove vive stabilmente da 31 anni, dal suo atterraggio in Siberia, e dove è parroco di Akademgorodok, dal 2010, e di Berdsk, dal 2012, oltreché “professore pendolare” di filosofia a San Pietroburgo.

La vocazione

Alla soglia dei sedici anni, mentre giocava a calcio nel campionato di serie C, il sacedote, avvertì che lo sport “non era abbastanza per il mio cuore”. Decise di entrare nel seminario di Chieti e ci rimase per tre anni, ma la sua esperienza missionaria lui fa risalire a prima, a quando era tra le mura di casa. “Ero un bambino quando mio padre si abbonò a Il Piccolo Missionario dei Comboniani di Verona. Andavo per le case a raccogliere le offerte per mandarle ai missionari”, svela. Al termine del triennio seminariale, si trasferì a Milano, “una città enorme, dove non conoscevo niente e nessuno”, nella quale trovò, però, il supporto di Cl e di don Giussani. Ed è a quest’ultimo che confidò il desiderio di rientrare in seminario. Per il fondatore di Cl tale richiesta fu l’espressione della “grande misericordia di Dio”. Padre Alfredo comprò il biglietto per Roma e divenne uno dei seminaristi della Fraternità. Di lì a poco, dall’estrema periferia ovest della capitale d’Italia si trasferì in Siberia, nella prima casa all’estero della società di vita apostolica di diritto pontificio fondata dal vescovo emerito della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca.

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Foto ricordo del 30° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Alfredo Fecondo nella parrocchia dei Frati minori. 

Tra i fedeli siberiani

Al suo arrivo a Novosibírsk non trovò diocesi ma “amministrazioni apostoliche”, e una sola parrocchia, quella dei Frati minori, che lo accolsero insieme agli altri tre sacerdoti della Fraternità. Dava una mano e, dopo la messa domenicale delle 12, giocava con i bambini. Con gli anni, le parrocchie sono diventate tre, “la prima è quella dei francescani e la seconda è un prefabbricato voluto dal vescovo della Trasfigurazione a Novosibirsk, Joseph Werth, che ospita trenta fedeli. L’ultima, invece, è stata aperta a metà anni Novanta nella cittadella universitaria Akademgorodok, grazie a don Ubaldo Orlandelli”. Fecondo, da parroco di Akademgorodok – dove la chiesa è nell’appartamento di un condominio – e Berdsk – dove, nel 2023, è stata consacrata la nuova chiesa di San Giuseppe – diffonde la Parola di Dio a comunità di credenti peculiari: “I parrocchiani di Akademgorodok oscillano tra i dieci e i quindici. Ci sono professori universitari, un paio di famiglie con bambini e qualche giovane. E gli stessi numeri si registrano a Berdsk, la domenica a messa vengono tra i cinque e i dieci fedeli. Un’altra caratteristica di questi parrocchiani è la moltitudine di nazionalità, un retaggio dell’epoca sovietica, ci sono lituani, estoni, lettoni, bielorussi, ucraini perché, per esempio, in una famiglia il marito è russo, la madre è ucraina, una nonna è polacca”.

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Don Afredo Fecondo (terzo da destra) guida la Via Crucis sul fiume Ob’.

Una missione unica

Per queste congregazioni ridotte, che definisce “piccoli semi”, padre Alfredo non celebra la messa durante la settimana, ma solo la domenica, seppur negli anni abbia proposto loro anche un altro giorno. Mentre nota che i missionari sono passati da cinque a due e mancano i giovani, il sacerdote evidenzia come, non essendoci un’organizzazione parrocchiale stabile, sia fondamentale curare i rapporti personali anche in luoghi distanti dalla chiesa. “Stiamo attenti alle occasioni che il buon Dio ci manda di giorno in giorno: la messa dalle carmelitane, le visite e i sacramenti ai malati, la caritativa dalle suore di Madre, gli inviti a cena, la ricerca dei funghi, gli arrosticini in riva al mare. Ho interagito con tante persone che annovero tra i miei parrocchiani”. Tre volte a quadrimestre, inoltre, il sacerdote percorre quattromila chilometri per arrivare a San Pietroburgo, dove insegna filosofia nell’unico seminario cattolico di tutta la Russia. Confessa di non aver “mai immaginato un’esperienza missionaria così entusiasmante, appassionante, travolgente” e di sentirsi “nel tempo evangelico in cui Gesù era con i suoi pochi ‘amici’”.

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