Rivolgendosi ai cristiani di Corinto, san Paolo scrive: Tutto è vostro, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro. Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Questa frase esprime con grande chiarezza l’esperienza della verginità.
In primo piano c’è un aggettivo possessivo: vostro. La verginità è innanzitutto l’esperienza di un possesso. È l’esperienza che tutto ci appartiene, che siamo chiamati a possedere tutto: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, l’eternità. Nulla è escluso da questa promessa universale, che abbraccia ogni cosa nella linea del tempo e dello spazio.
La verginità è l’intuizione che noi siamo di Cristo e che in lui ci è già stato dato tutto.
Come non provare entusiasmo di fronte a questo orizzonte? Ma questo è solo il riflesso di qualcosa di più radicale, cioè della percezione che un Altro ci possiede. Tutto è vostro, dice infatti san Paolo, e aggiunge: Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Siamo proprietà di Cristo, apparteniamo a lui. Siamo parte della sua vita e condividiamo con lui il suo dominio su tutto. Questa certezza ci comunica, come ha scritto don Giussani parlando della vocazione, il senso di «un contatto dominatore con tutto». Ma come esercita Cristo la sua signoria su tutte le cose? Attraverso un amore gratuito e senza limiti, col quale Egli rende continuamente nuove tutte le cose e attira tutti a sé.
La verginità è partecipare a questo amore, è l’intuizione che noi siamo di Cristo e che in lui ci è già stato dato tutto.