Quando Davide Prosperi mi ha chiesto la disponibilità a predicare gli Esercizi annuali per sacerdoti proposti da Comunione e Liberazione ho pensato a quali potevano essere i contenuti delle mie meditazioni. Ho ripercorso idealmente il cammino dei miei lunghi anni di appartenenza alla vita del movimento, e mi sono reso conto che non avrei potuto far altro che narrare le esperienze essenziali che hanno arricchito tutta la mia esistenza fino dal tempo in cui, giovanissimo, avevo incontrato don Giussani.
La prima parola che, come un vento nuovo, entrò nella mia vita quando avevo sedici o diciassette anni fu «comunione». Ascoltarla a Varigotti da don Giussani mutò radicalmente il mio sguardo su me stesso, sugli altri, sulla Chiesa, sul mondo. Da allora in poi tutto fu un approfondimento di quell’inizio. Scoprii così quale fosse la vera realtà di Dio e di me stesso, chiamato con tanti fratelli a far parte del suo popolo, seguendo l’accento e l’azione educativa che Giussani a poco a poco mi andava svelando.
Comunione è la realtà di Dio, ma è anche il destino di ogni uomo e di tutto il cosmo da lui creati. La creazione infatti porta dentro di sé un sigillo che è attesa e compimento, domanda e realtà, luce e fatica di una sequela, gioiosa ma anche bisognosa di conversione.
La comunione è un dono e ci costituisce dal fondo del nostro essere, prima ancora di essere un compito e una responsabilità.
Nell’alveo della comunione è fiorita nei miei giorni l’esperienza dell’amicizia
Questo volto liberante della comunione costituisce il passo che per primo ho voluto indicare ai sacerdoti miei fratelli.
Giussani ha visto nascere intorno a sé un popolo. Rivelandoci nel volto di Gesù il volto del Padre, ci ha resi consapevoli di una profonda fraternità costituita di volti e nomi ben precisi che hanno segnato, come luci nella notte, gli anni della nostra esistenza. Essi rimarranno indelebili fino al passaggio definitivo in cui ci ritroveremo.
Nell’alveo della comunione è fiorita nei miei giorni l’esperienza dell’amicizia che ritengo essere uno dei doni più grandi che Dio mi ha fatto. Esperienza carica di pienezza, di sorpresa, compagnia verso il destino. Essa non è priva di fragilità e di pericoli, come ho cercato di raccontare nella terza meditazione.
In questi Esercizi ho consegnato me stesso ai miei fratelli. Ho donato loro, con l’umiltà necessaria, i tesori più preziosi che hanno arricchito le mie ore e che penso possano illuminare anche le loro. La vita dei preti oggi è carica più che mai di molte responsabilità e molti problemi. Il nostro sguardo e il nostro cuore non devono la-sciarsi affaticare e tanto meno schiacciare da essi. Devono piuttosto riconoscere con giubilo le grazie ricevute. Ci è chiesto ogni giorno di uscire dall’individualismo mondano in cui potremmo sprofondare, e di riconoscere i volti amici, lasciando che i talenti consegnatici da Dio portino frutto.
Misericordia è l’ultima parola della vita ed essa è descritta completamente dall’esperienza della comunione, della fraternità, dell’amicizia.
Vi ho chiamato amici. Comunione • Fraternità • Amicizia
Massimo Camisasca
Vi ho chiamato amici
Itaca Edizioni
Castel Bolognese, 2025