Mentre [Gesù] si trovava a Betania, in casa di Simone il lebbroso, disteso a mensa, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro pieno di unguento di nardo genuino, molto costoso; infranto l’alabastro, lo versò sul suo capo. C’erano alcuni che si sdegnarono fra loro: «Perché questo spreco di unguento? Si sarebbe potuto vendere questo unguento per oltre trecento denari, dandoli ai poveri». E la rimproveravano. Gesù però disse: «Lasciatela in pace. Perché la infastidite? Lei ha compiuto un’opera buona nei miei confronti. I poveri li avete sempre con voi e potete fare loro del bene quando volete; me invece, non mi avete sempre. Ciò che era in suo potere, lei lo ha fatto: ha unto in anticipo il mio corpo in vista della sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, in tutto il mondo, sarà narrato, in sua memoria, anche quello che lei ha fatto».. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La «Via Crucis» è la via della misericordia.
Mc 14,3-9
Scrive Adrienne von Speyr: «Come il Signore ha accettato di essere portato dentro la vita da una donna, così accetta di essere portato dentro la morte da una donna». Il portale d’ingresso alla Passione è il gesto della donna di Betania. È un gesto precipitoso, impulsivo, senza possibilità di ripensamento. Il vaso è rotto, pertanto inutilizzabile per un’altra occasione. La quantità di nardo profumato è spropositata. In questa donna scorgiamo che tutto il guadagno di una vita può essere deposto ai piedi di Cristo, tutta l’esistenza può essere versata, può assumere il rischio di essere persa per lui. Per che cosa di più grande dovremmo trattenerla?
Come la donna di Betania, dobbiamo avvicinarci a Gesù, inginocchiarci, infrangere ogni nostra resistenza. L’otre vecchio si deve rompere, il seme deve disfarsi, ogni immagine di noi stessi svuotarsi. Rimettiamo tutto a lui, per riceverci come creature nuove dalle sue mani sante.
Prima, però dobbiamo lasciare che sia Cristo a versare la sua vita per noi. Gesù deve pagare personalmente il prezzo del suo amore. Dobbiamo seguirlo sulla via del suo totale abbandono al Padre e agli uomini.
I Stazione
Gesù è condannato a morte
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Per la festa [Pilato] era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Mc 15,1-15
Tutto gli si è messo contro. Le sobillazioni dei sacerdoti e degli Scribi, il febbrile e convulso accanimento della folla, l’ingiustizia del processo, la derisione di Erode, la colpevole indecisione di Pilato. La tiepidezza di costui verso la verità crea un terreno fertile su cui la menzogna può proliferare. Anche i più fedeli al Maestro se ne sono andati. Proprio uno dei Dodici, uno degli amici più intimi, ha innescato quell’escalation di crudeltà. Chi lo ama lo ha abbandonato o non ha abbastanza coraggio se non per seguirlo da lontano. Pietro lo ha rinnegato. Tutto sembra convergere contro Cristo. La malvagità e l’ingiustizia umana si mettono a disposizione di Satana e sferrano il loro attacco congiunto alla sua innocente bontà.
Una tristezza infinita, inaccessibile e incomunicabile deve avere invaso il suo dolce animo. Dio ha lasciato alla voce di Adamo, che risuona in ognuno di noi, la libertà di andare fino in fondo alla ribellione dell’Eden: mettere a morte il Creatore perché finalmente nulla intralci la propria sovranità. Cristo è venuto per togliere la nostra condanna e noi abbiamo condannato lui. Si è lasciato annientare dalla follia della sua amata creatura perché sapeva che solo così sarebbe potuto nascere un nuovo giorno.
Preghiamo.
Guarda, Signore, questa tua famiglia, per la quale nostro signore Gesù Cristo non ha esitato a consegnarsi nelle mani dei carnefici e a patire il supplizio della Croce. Egli e vive e regna nei secoli dei secoli.
II Stazione
Gesù è caricato della Croce
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Mc 15,20
Cristo viene caricato della Croce e si incammina verso il Calvario. Andare dietro a lui, seguirlo, significa avviarsi sulla via della Croce. La prima volte che gli apostoli lo hanno seguito è stata sulle rive calme e placide del mare di Tiberiade. La vocazione si è giocata in quell’istante iniziale, in quella adesione di grazia senza precedenti: e subito lasciarono le reti e lo seguirono (Mc 1,18). Poi nel tempo Cristo ha specificato il carattere sempre più esigente, annunciando con inesorabile evidenza la Croce. L’invito a seguirlo si è connotato di un sacrificio che inizialmente gli apostoli ignoravano. Non potevano prevederlo, Gesù non lo aveva preannunciato. Loro non avevano posto condizioni alla loro disponibilità. E ora, davanti ai loro occhi, Gesù chiede ancora se sono disposti a seguirlo fino al Golgota.
Se non si accetta la Croce, la verità cruda e sempre nuova con cui l’obbedienza si presenta, se il “lasciare le reti” dell’inizio non diventa la fonte di una disponibilità sempre più radicale e dimentica di sé, l’impeto iniziale si perverte e si trasforma nel suo opposto: tutti lo lasciarono e fuggirono.
Chiediamo a Dio che ci doni la fedeltà di seguirlo, ovunque egli voglia condurci, giorno per giorno.
Preghiamo.
Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della Croce, pronti a fare dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.
III Stazione
Gesù cade la prima volta
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Fil 2, 6-8
Gesù si è fatto uomo veramente. Veramente ha attraversato i cieli e si è mischiato con la nostra umanità fatta di terra. Ha desiderato una condivisione con l’uomo che non si è arrestata di fronte a nessun limite: fino alla morte di croce. Si è abbassato fino a cadere, fino a strisciare nella polvere, fino ad assaggiare il sapore della sabbia, del sangue, del nostro peccato, del nostro nulla. Ha voluto conoscere la nostra condizione di caduta e di debolezza, senza sconti.
E ora è prostrato a terra come un’ostia inerme, come poco prima che tutto questo avesse inizio, nel Getsemani. Egli sembra annientato. Eppure nel suo cuore vive una forza inscalfibile: Sia fatta la tua volontà, o Padre. Anche ora. Fino a dove Egli vorrà.
Preghiamo.
O Dio onnipotente, tu ci hai amato per primo, mentre noi eravamo ancora peccatori. Concedi a noi la forza per sollevarci dal peccato e vivere nella tua grazia. Per Cristo nostro Signore.
IV Stazione
Gesù incontra Sua Madre
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Simeone parlò a Maria, sua Madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
Lc 2, 34-35
La profezia di Simeone si sta compiendo. I pensieri dei cuori si stanno scatenando oltre ogni immaginabile crudeltà e un’unica lama trapassa il cuore del Figlio e quello della Madre. Maria è colei che lo ha amato di più, con quella unicità e totalità con cui solo una madre ama il frutto della propria carne. Non solo. Lo ha amato come nessun essere umano avrebbe potuto amare Dio: lei tutta pura, tutta vergine, era lo specchio perfetto dell’amore divino. In questo amore inesprimibile, la sua pena è totalmente unita a quella del Redentore.
In quest’ora in cui anche il sole sta per oscurarsi, in cui il male sferza il suo definitivo attacco verso il bene e tutti fuggono, c’è una fiamma che non si spegne, c’è una persona che rimane, un cuore che condivide la solitudine del Figlio. È la fede della Madre, ristoro e consolazione di Gesù.
Preghiamo.
O Padre, tu hai voluto associare la vergine Maria alla passione del tuo unico Figlio. Concedi a noi che partecipiamo alle sue sofferenze di giungere con lei alla gioia della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
V Stazione
Il Cireneo aiuta Gesù a portare la Croce
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Obbligarono un passante, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la sua croce.
Mc 15,21
Simone sta tornando dalla campagna. È dunque estraneo ai tumulti che stanno scuotendo la città. Non si offre di aiutare Gesù spontaneamente, ma sono i soldati a obbligarlo. Costretto a obbedire, è condotto ben oltre ciò che può immaginare. Si china per caricarsi la Croce e si ritrova viso a viso con quell’uomo misterioso, con la sconfinata profondità dei suoi occhi, ardenti di passione per la salvezza di tutti gli uomini.
Continuamente cerchiamo di sfuggire a ciò che Dio chiede alle nostre vite. L’obbedienza invece è la strada che ci conduce nel cuore di Dio. Solo la Croce ci porta nell’intimità con lui. Per questo possiamo accettare le ferite, i limiti, la sofferenza.
Preghiamo.
Signore Gesù, tu hai accolto con riconoscenza l’aiuto di Simone il Cireneo nel portare la Croce del tuo supplizio. Concedi anche a noi la grazia di essere assimilati a Te e di accettare con gioia la strada che ci indichi per condividere la tua vita. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
VI Stazione
La Veronica asciuga il volto di Gesù
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Sal 27, 8-9
I gesti più delicati e teneri nei confronti di Gesù sono compiuti da donne: la donna che lo unse a Betania, sua Madre, la Veronica. Sono uno squarcio di calore nella follia disumana che si sta scagliando contro Gesù.
La Veronica gli si avvicina per un atto di pietà. Cristo lo accoglie, ma non si limita solo a questo. Comprende che dietro quel gesto così umano si nasconde il desiderio che attraversa tutti i secoli: poter vedere il volto di Dio. Allora le risponde elargendo un dono che nasce dalla sovrabbondanza del suo cuore divino: dona a quella giovane di scorgere la gloria nascosta oltre il suo corpo sfigurato e tumefatto. Le dona la sua immagine, il suo volto. Quel telo, impresso di sangue e luce, è l’anticipo della gloria definitiva per cui Egli è venuto. Si era mossa incontro a Gesù per consolarlo ed è stata consolata.
Preghiamo.
O Cristo, luce vera che illumini e santifichi ogni uomo che viene nel mondo, sia impressa su di noi la luce del tuo volto, affinché in esso vediamo la luce inaccessibile; e dirigi i nostri passi al compimento dei tuoi precetti per intercessione della tua Madre purissima e di tutti i santi. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
VII Stazione
Gesù cade la seconda volta
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.
Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina
e tutto il giorno medita inganni.
Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.
Sal 37,11-13.18-21
Gesù cade nuovamente. È stremato. Deve conquistare quella via fino al Calvario pietra dopo pietra. La decisione è stata già presa: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Ma il calice deve essere bevuto fino in fondo. Ogni passo è un abbandono sempre più profondo e tremendo alla misteriosa volontà del Padre. La sua divinità non lo eleva al di sopra della Croce, ma lo fa sprofondare ancora più sotto di essa. La sua accettazione deve vincere la repulsione e la disobbedienza dei millenni di storia che lo hanno preceduto. E questa conquista è lenta, come lenta è la conversione del cuore ostinato dell’uomo. Il “sì” che il Figlio ha rivolto al Padre dall’eterno si deve dispiegare nel tempo in questa nuda obbedienza.
Preghiamo.
O Dio onnipotente, a noi che fra tante avversità ci sentiamo mancare a causa dell’umana debolezza, concedi di riprendere forza, per i meriti della passione del tuo unico Figlio. Per Cristo nostro Signore.
VIII Stazione
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!” e ai colli: “Copriteci!” Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?»
Lc 23, 28-31
Gesù continua la sua salita verso il Calvario. Incontra un gruppo di donne che piange per lui, come per un profeta che sta per essere ingiustamente condotto al martirio. Come un profeta egli si rivolge a loro: Piangete piuttosto su voi stesse e sui vostri figli. Il giudizio umano su Gesù sta per essere consumato. Eppure, il pensiero più profondo di Cristo è sempre rivolto agli uomini. Sfinito ed esangue, non desidera semplicemente compassione per sé, non vuole che lo sguardo di quelle donne si fermi semplicemente a ciò che gli sta accadendo. Vuole che la compassione per lui diventi un appello alla loro conversione.
Lasciamoci interpellare anche noi da Cristo. L’amarezza che proviamo di fronte alla sua sofferenza diventi in noi dolore per il nostro peccato e per quello del mondo, urgenza di purificazione, inizio di una carità nuova.
Preghiamo.
O Dio, che usi misericordia, verso coloro che sperano in Te, concedi a noi di piangere per i peccati commessi e di meritare la grazia della tua consolazione. Per Cristo nostro Signore.
IX Stazione
Gesù cade la terza volta
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Chi è pari al Signore nostro Dio
che siede nell’alto
e si china a guardare
nei cieli e sulla terra?
Solleva l’indigente dalla polvere,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i principi,
tra i principi del suo popolo.
Sal 112,5-8
Gesù cade una terza volta. La crudeltà e la violenza spietata a cui è stato sottoposto fa pensare che possa non rialzarsi più e morire prima di giungere al luogo della crocifissione. Non ha più forze, è privato di ogni vigore. Ormai è puro abbandono al Padre. La sua bocca è impastata di sangue, il suo palato è arso dalla sete, il suo cuore si strugge, ma la sua lingua non si trattiene dalla lode al Padre: chi è pari al Signore nostro Dio?
È il Padre che lo rialza, perché possa continuare il cammino dell’obbedienza, della Croce, per farlo sedere tra i principi. Ci sarà la luce, ma ora è il tempo delle tenebre. Sarà rialzato definitivamente, ma ora è il tempo della prostrazione nella polvere. Sarà ricolmato della ricchezza del Padre, ma ora è il tempo dell’inerme povertà.
Cade come è caduto Adamo e come continuamente cadiamo anche noi. Ma Gesù si rialza, abbracciandoci a sé, mostrandoci che nessun peccato potrà più essere la parola definitiva sulla nostra vita.
Preghiamo.
Guarda, Dio Onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
X Stazione
Gesù è spogliato delle vesti
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.
Mc 15,22-24
L’annientamento di Gesù continua inesorabile. Non riesce nemmeno a raggiungere il luogo della crocifissione. Sono i soldati a portarlo per il pezzo di strada che rimane fino al Golgota. Ora gli vengono strappate le vesti e così si ritrova nudo e spoglio. Anche l’ultimo brandello di dignità è definitivamente abbattuto.
Quando Adamo si è accorto di essere nudo, è fuggito. Si è nascosto dallo sguardo di Dio che continuava a cercarlo: Dove sei? (Gen 3,9). Anche Gesù ora è nudo davanti al Padre, eppure sta, rimane, proprio lì dove l’uomo non ha la consistenza per rimanere: sotto lo sguardo di Dio. Il Figlio non ha schermi, non ha difese, non ha appoggi: Gesù è tutto rimesso nelle mani del Padre. Non scappa, perché sa che la sua umiliazione sarà rivestita di maestà e di splendore, avvolta di luce come di un manto (Sal 103,1-2).
Preghiamo.
Signore Gesù, Tu hai amato la tua Chiesa e hai dato Te stesso per santificarla, purificandola con il lavacro del battesimo. Fa’ che ci svestiamo di tutto ciò che è male, per rivestirci di Te. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
XI Stazione
Gesù inchiodato alla Croce
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l’iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Mc 15,25-32
Tutto si sta compiendo. Dio è inchiodato a quel legno e ancorato nella terra. Non può più muoversi. Il suo corpo ferito e slogato scricchiola e geme. Le profezie delle Scritture sembrano scandire con terribile precisione i fatti che si stanno abbattendo su di lui: Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa (Sal 21,17-18).
Perché Gesù non riedifica il tempio? Perché non scende dalla Croce? Perché non ordina al suo esercito celeste di salvarlo? Tutte le sue pretese sembrano crollare. Sembra non esserci più traccia della sua divinità.
Eppure solo in questi ultimi momenti qualcuno, anche se solo per sbeffeggiarlo, lo chiama re: re dei Giudei, il Cristo, il re d’Israele.
Impotenza e sovranità. Umiliazione ed esaltazione. Morte e resurrezione. Nel corpo crocifisso di Cristo contempliamo questo misterioso intreccio che costituisce il movimento segreto dell’esistenza divina e umana.
Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che per la salvezza di tutti gli uomini hai steso le braccia sulla Croce, accogli l’offerta delle nostre azioni e fa’ che tutta la nostra vita sia segno e testimonianza della tua redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
XII Stazione
Gesù muore in croce
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!».
Mc 15,33-39
Si fece buio su tutta la terra. Tutto il mondo umano ha già respinto Gesù. Ora anche la luce sembra ritrarsi. Il grido di Gesù a Dio rimane senza risposta. La voce del Padre, che sulle rive del Giordano e sul monte Tabor aveva parlato, ora tace. La desolazione dell’animo di Gesù sembra invadere anche la natura. Tutto ormai è notte, dentro e fuori di lui. È il momento del giudizio, ma su Gesù stesso: su di lui si sta abbattendo la condanna che avrebbe dovuto colpire ogni uomo. Poi grida nuovamente. Questa volta senza parole. Solo un puro grido. E muore.
Nel momento di desolazione e solitudine suprema, Cristo ha gridato la sua confidenza a Dio. Ha toccato la morte, la lontananza più estrema in cui l’uomo era caduto dopo il peccato, l’ha attraversata e l’ha ricolmata della sua preghiera e della sua obbedienza. Così, dal di dentro della morte stessa, si fa già strada la vittoria: Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!
Preghiamo.
O Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della Croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della resurrezione. Per Cristo nostro Signore.
XIII Stazione
Gesù è deposto dalla Croce
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Mc 15,42-47
Maria è rimasta sotto la Croce. Sin dal suo primo “sì” nella casa di Nazaret ha acconsentito a custodire il Figlio in una totale disponibilità, in qualunque modo il Padre avrebbe deciso di donarglielo. Trent’anni prima lo aveva accolto esultando di gioia nel suo grembo di ragazza. Anche ora lo accoglie di nuovo, esanime e gelido, tramortita dalla pena e dal pianto. «Come ella l’accettò, quando le fu promesso, ora lo riceve, quando tutto è compiuto» (P. Claudel).
Davanti a sé non vede solo il corpo morto di suo figlio, ma anche l’amara contraddizione della promessa di Dio. Questa volta il Signore non ha fermato la mano di Abramo. Questa volta il sacrificio del figlio della promessa è stato consumato fino in fondo. Eppure la speranza della Madre è salda: ella sa che Dio non la può deludere. Il dolore è vivo e profondo, tuttavia, avverte che deve manifestarsi una nuova nascita. Come tutto ciò potrà accadere, ancora non lo sa, ma rimane sospesa, tutta in attesa tra la sofferenza che la trafigge e la certezza che Dio la farà nuovamente esultare.
Preghiamo.
O Signore Gesù Cristo, ti offriamo umilmente preghiere e sacrifici affinché, considerando lo strazio del cuore della tua santa Madre, grazie alla sua materna intercessione e a quella dei santi che erano con lei ai piedi della Croce, otteniamo con gli eletti la ricompensa meritata dalla tua morte. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
XIV Stazione
Gesù è posto nel sepolcro
V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
[Giuseppe d’Arimatea] allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.
Mc 15,46-47
Tutto è compiuto. Davanti ai nostri occhi rimane solo il silenzio del sepolcro, il freddo della pietra, la tristezza perché ciò che abbiamo di più caro ci è stato crudelmente tolto. La vite è stata tranciata.
Ma non tutto è solo morte. Il sepolcro è tomba, ma è anche ventre in cui gesta silenziosa la nascita di un uomo nuovo. Il corpo di Gesù avvolto nella terra è il seme di un nuovo Eden dove un nuovo albero elargirà i suoi frutti. Ormai il grembo della morte, del dolore, della solitudine, del sacrificio è stato fecondato. La morte è stata inghiottita nella vittoria (1Cor 15,54). L’attesa sofferente delle donne non sarà delusa. Il tempo della fioritura è vicino. Che quel giorno ci trovi vigili e desiderosi di rinascere!
Preghiamo.
O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il mistero del Figlio tuo unigenito disceso nelle viscere della terra, fa’ che, sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.