Via Crucis: la via della misericordia

Don Donato Contuzzi, rettore della Casa di formazione, medita la salita di Gesù al Calvario.

Antelami deposizione copia
Benedetto Antelami, Deposizione dalla croce, Duomo di Parma, 1178.

La «Via Crucis» non è semplicemente una collezione delle cose oscure e tristi del mondo. Non è neppure un moralismo alla fine inefficiente. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La «Via Crucis» è la via della misericordia. 

Benedetto XVI


I Stazione

Gesù è condannato a morte

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Pilato entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: “Di dove sei tu?”. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Gli rispose Gesù: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande”.

Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei […] gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. 

Gv 19, 8-16


Pilato cerca di liberare Gesù. È nato in lui un moto di affetto verso il condannato. È come se, in qualche modo, sentisse di essere capito e abbracciato dallo sguardo e dalle parole di quell’uomo. Gesù mette di fronte al prefetto romano il peccato che stava per commettere, ma allo stesso tempo sembra comprendere il peso della responsabilità che pesa sulle spalle di Pilato, così come la sua debolezza e la sua paura. Nella risposta di Gesù si svela ciò che da sempre abita il suo cuore, persino nel momento della sua condanna a morte: la compassione per l’uomo. 

Il cammino di Gesù verso il Golgota è la suprema manifestazione del significato della sua venuta tra gli uomini: patire per noi e con noi, portare su di sé il peso della nostra povertà umana per poterla redimere, per renderci liberi. 

L’alternativa a Cristo è la sottomissione al potere del mondo, come ci testimoniano i giudei, che pur di liberarsi di Gesù, accettano di essere schiavi del dominio di Cesare.

La vita e la morte di Cristo sono espressione della sua passione per ciascuno di noi. Solo partecipando del suo sacrificio di obbedienza al Padre possiamo sperimentare anche la libertà che Gesù ci offre.

Preghiamo.
O Padre, fa’ di noi un sacrificio perenne a Te gradito. La fede che libera ci renda docili al tuo disegno, sperando contro ogni speranza nel Cristo che ha vinto la morte. Egli vive e regna con te nei secoli dei secoli.


II Stazione

Gesù è caricato della Croce

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.

Lc 9, 23-25

Gesù prende la croce su di sé. Egli è abbracciato alla croce perché essa è la via all’unità profonda col Padre. Non vi è altra possibilità di seguire Cristo se non quella di conformarsi a lui. E lui cammina nel mondo sotto il peso della croce. Un peso fatto dai peccati di ogni uomo nella storia passata, presente e futura. Nella sua croce siamo chiamati a riconoscere anche i nostri peccati. È un riconoscimento molto doloroso per noi che lo amiamo, eppure è la strada necessaria della nostra redenzione. Cristo portando quella croce porta anche noi fino alla cima del Golgota. Abbracciando quella croce abbraccia anche noi fino al punto più buio e misterioso della nostra debolezza. 

Da quel giorno la croce è il simbolo supremo dell’amore di Dio per l’uomo. Ogni volta che ci facciamo il segno della croce ricordiamo che esso è il simbolo della nostra salvezza e benedizione. L’amore di Cristo ci spinge (2Cor 5,14) a seguirlo, ad imitarlo, portando, anzi abbracciando, ogni giorno la nostra croce.

Preghiamo.
O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli vive e regna con te nei secoli dei secoli.


III Stazione

Gesù cade la prima volta

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Gesù disse: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

Mt 11,25-30

Gesù cade la prima volta sotto il peso del male del mondo. Egli, l’Onnipotente, accetta l’umiliazione dell’impotenza e della debolezza per essere tutt’uno con l’amato, con me. Cadendo si impasta con la polvere da cui l’uomo è stato tratto e così lo ricrea attraverso il suo sacrificio. Quante volte le nostre cadute – e le ferite che ne conseguono – sono la porta attraverso cui Cristo entra realmente nelle nostre vite! Cadendo, Gesù si piega su di noi e ci rialza con lui. Il peso delle nostre sofferenze sembra allora più leggero. Il nostro giogo sembra quasi dolce, perché in realtà esso da nostro è diventato suo.

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che hai accettato la debolezza per conquistare la nostra vita, apri i nostri cuori al tuo perdono, e custodisci in noi la fede, perché possiamo camminare verso la salvezza che ci attende. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.


IV Stazione

Gesù incontra Sua Madre

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.

Lc 2, 33-35

La sofferenza di Gesù non è solo fisica, è anche spirituale. Gesù soffre per il dolore che la sua passione causa a coloro che lo amano. Soffre anzitutto per sua madre. Quanto avrebbe voluto risparmiarle tutto quel dolore! Vedere soffrire Maria, come aveva preannunciato Simeone nel tempio trentatré anni prima, accresceva certamente il suo dolore. Per l’obbedienza al Padre, Cristo si separa fisicamente da sua madre, la persona che probabilmente amava più di tutte. Eppure, proprio quel distacco e quel dolore sono la croce che permettono a Maria di seguirlo e di partecipare per compassione all’opera redentrice e alla gioia della risurrezione di suo figlio. 

Anche se a volte sembra separarci dolorosamente da coloro che amiamo, vivere la nostra vocazione è in realtà la via che ci unisce a loro più profondamente. Seguire la nostra vocazione rende nuovi tutti i rapporti, soprattutto quelli più cari.

Preghiamo.
O Padre, tu hai voluto associare la Vergine Maria alla passione del tuo unico Figlio. Concedi a noi che partecipiamo alle sue sofferenze di giungere con lei alla gioia della resurrezione. Per Cristo nostro Signore.


V Stazione

Il Cireneo aiuta Gesù a portare la Croce

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

Lc 23, 26

In una giornata ordinaria di lavoro, Simone si trova improvvisamente coinvolto nel rapporto con Gesù. Tutto accade contro la sua volontà. In questa scena avviene il misterioso scambio per cui Cristo, chiamato a portare su di sé anche i peccati di Simone, lo rende partecipe della sua missione donandogli una croce che Simone credeva non sua. Ai suoi occhi è un’ingiustizia, eppure, attraverso di essa Simone inizia a camminare dietro a Gesù e probabilmente entra a far parte della comunità cristiana, come attestano i Vangeli riportando il suo nome. 

Anche noi cristiani, soprattutto noi sacerdoti, siamo chiamati a farci carico della croce di Cristo, della sofferenza del suo corpo che è la Chiesa, attraverso le tante storie di uomini che incrociamo sul nostro cammino. Ogni croce è parte della sua e noi siamo quindi chiamati a riconoscerla come nostra. La croce può essere un dono che misteriosamente Cristo concede per poter essere una cosa sola con Lui.

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che per la salvezza di tutti gli uomini hai steso le braccia sulla croce, accogli l’offerta delle nostre azioni e fa’ che tutta la nostra vita sia spesa solo per Te, che vivi e regni nei secoli dei secoli.


VI Stazione

La Veronica asciuga il volto di Gesù

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.

Mt 17, 1-2

Cosa è rimasto lungo la via del Calvario del volto trasfigurato di Cristo? Cosa ne è della sua luce potente? Eppure tra la folla c’è una donna per la quale quel volto continua a brillare anche tra le lacrime e il sangue. Veronica è attratta dal volto di Cristo, nel trambusto dei soldati cerca il suo volto, come dicono i salmi. Ella, attraverso gli occhi della fede, riesce a vedere la gloria di Gesù che traspare dalla sua sofferenza. Intuisce che ciò che Cristo sta vivendo è un dono anche per lei. Da quel volto sfigurato traspare la bellezza della carità. Così, mossa dalla gratitudine, sfida tutto e tutti. 

Commosso dal gesto della Veronica, Gesù le dona il suo volto, che secondo la tradizione rimane impresso su un panno. Ed ora quel volto è in qualche modo anche il suo, come recita il Salmo 67: Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.

Preghiamo.
O Padre misericordioso, sostieni la nostra fedeltà, perché ci sia dato di contemplare la vera bellezza del volto di tuo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


VII Stazione

Gesù cade la seconda volta

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Is 53,4-5

Gesù non è più sotto il peso della croce eppure cade ancora una volta. Questo ci rivela che il peso delle nostre sofferenze, dei nostri dolori, delle nostre colpe, non è qualcosa di estrinseco alla sua persona. Egli si è totalmente immedesimato con noi. Tale peso infatti, lo sappiamo bene, è qualcosa che è dentro di noi, che ci piega dall’interno, che rende pesante il nostro cuore.

Accade così anche per Gesù. La croce, pur non pesando più sulle sue spalle, lo schiaccia fino a farlo cadere. Pesa sul suo cuore rendendolo ancora più unito al Padre, l’unico in grado di conoscere la gravità di tale fardello. Quando nessuno sembra comprenderci, non possiamo che rivolgerci al Padre attraverso Cristo: egli conosce i segreti del nostro cuore (Sal 44).

Preghiamo.
O Padre misericordioso, volgi il tuo sguardo su questa famiglia segnata dal peccato e dalla prova, per la quale Cristo ha consegnato se stesso sulla croce. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


VIII Stazione

Gesù incontra le donne di Gerusalemme

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?»

Lc 23, 27-31

La grande moltitudine di gente che seguiva Gesù piangendo era probabilmente costituita da coloro che lo avevano ascoltato, o almeno da coloro che lo stimavano e che ritenevano ingiusta la sua condanna. Anche qui, incontrando le donne, Gesù prova compassione per l’essere umano e continua a donarsi, come aveva fatto nei suoi tre anni di ministero pubblico. Nel suo invito riecheggia il grido che aveva sentito alzarsi mesi prima tra la folla: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. A tale esultanza Gesù aveva risposto dicendo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27-28).

Oggi, incontrando le donne sulla via del Calvario, le invita ad andare al fondo del loro sentimento, del loro dolore e, così, richiama anche noi. La vita che non nasce dall’obbedienza a Dio è ben peggio della sofferenza e della morte, perché è senza senso e ultimamente disperata. Il sacrificio di Cristo, che è via, verità e vita, ci ridona la possibilità di essere beati, ci ridona il rapporto col Padre.

Preghiamo.
Vieni in nostro aiuto, Signore, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


IX Stazione

Gesù cade la terza volta

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.


Gesù, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”.

Mc 14, 35-37

Mentre sale sul Golgota, Gesù cade per la terza volta. Anche poche ore prima, nel Getsemani, era caduto a terra sotto il peso dell’angoscia e della paura. Per tre volte aveva pregato il Padre di allontanare da lui quel calice, ma soprattutto di conformare la sua volontà umana a quella di Dio. È stato necessario tempo e spazio – ma anche che consegnasse al Padre il suo desiderio, che nasceva dalla paura – affinché il suo volere e quello del Padre fossero una cosa sola. Fino all’invito rivolto ai tre discepoli che si erano addormentati: “Alzatevi, andiamo!” (Mt 26,46).

Cadendo tre volte Cristo ci mostra che la nostra vita è una continua tensione a fare la volontà del Padre, una tensione fatta anche di cadute. Rialzandosi ci insegna che la vera speranza non nasce dalla nostra forza, bensì dalla nostra debolezza. Solo riconoscendoci bisognosi possiamo decidere ogni giorno di mettere la nostra vita nelle mani di Dio, la nostra unica speranza.

Preghiamo.
O Dio onnipotente, tu che ci hai amato per primo, mentre noi eravamo ancora peccatori, concedici la forza per sollevarci dal peccato e vivere sempre nella tua grazia. Per Cristo nostro Signore.


X Stazione

Gesù è spogliato delle vesti

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

I soldati poi […] presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: “Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte”. E i soldati fecero così. 

Gv 19, 23-24

Prima di essere crocifisso Cristo dona ai suoi aguzzini anche la tunica. È un dono preteso, strappato con la forza, ma è pur sempre un dono, come tutto ciò che Gesù ha detto, fatto o lasciato fare agli altri. “A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica” (Lc 6,29) aveva detto. La vita di Gesù è stata un cammino di continua e progressiva spoliazione, fino alla nudità della croce. Egli invita anche noi ad affidarci totalmente a Dio. Lasciando che ci spogli di tutto non impariamo solo a confidare esclusivamente nel Padre, ma a riconoscere che Dio ci sta già donando tutto ciò che ci è necessario per vivere: se stesso. Solo quando riconosciamo di non avere nulla possiamo scoprire di possedere tutto, cioè che tutta la nostra esistenza è un miracolo, un’opera interamente sua.

Preghiamo.
O Signore Gesù Cristo, che tutto hai consegnato per obbedire al Padre e per salvare l’uomo, rendi la nostra vita certa della tua presenza, e capace di donarsi senza misura. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.


XI Stazione

Gesù inchiodato alla Croce

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” […] Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”.

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. 

Lc 23,33-43

“E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 19,32). Tutti guardano al crocifisso. Egli esercita una forza attrattiva verso ciascuno uomo portando alla luce i pensieri di ogni cuore. Contemplare a lungo il crocifisso è una delle strade più semplici per conoscersi davvero.

Sul Golgota sembra compiersi la manifestazione totale del male presente nel cuore umano: dopo il tradimento di Giuda, la falsità del processo, lo scherno e le percosse dei soldati, arriva anche la derisione in punto di morte. Gesù non dice nulla, non si difende. Col suo silenzio permette che tutto il male possa emergere per prenderlo e distruggerlo in se stesso. È il silenzio dell’amore che tutto sopporta.

Eppure, davanti al crocifisso emerge anche il bene contenuto nel cuore dell’uomo, quello che nasce dall’umiltà. Pochi fatti possono consolarci come l’episodio del buon ladrone. Ciò che Cristo chiede al Padre – “Perdona loro” – avviene subito attraverso di Lui e in Lui: “Oggi sarai con me nel paradiso”. Di fronte al nostro pentimento, anche solo accennato, Gesù ci dona se stesso. Il paradiso, infatti, è essere con lui.

Preghiamo.
O Padre onnipotente, nella tua infinita misericordia liberaci dalla schiavitù del male e accoglici nella tua gloria, per i meriti della passione di Cristo. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


XII Stazione

Gesù muore in croce

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.


A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!”. Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 

Mt 27,45-50

Gesù, in quest’ora di buio totale, assume su di sé anche la più estrema esperienza di buio e dolore umano: il sentirsi abbandonato anche da Dio. Egli, che aveva appena rifiutato una bevanda narcotizzante per alleviare il dolore, desidera bere fino in fondo il calice che il Padre gli ha dato, vuole essere pienamente cosciente anche in questo momento di prostrazione interiore suprema. Pur sentendosi abbandonato da Dio, non glielo rinfaccia, ma anzi lo invoca, offrendogli anche questa suprema solitudine.

Proprio quando sembra che Dio ci abbandoni, dobbiamo invocarlo con maggiore decisione e fiducia, consegnandogli, come fa Gesù, tutta la nostra vita.

Preghiamo.
Signore nostro Gesù Cristo, che per amore del Padre e per amore nostro hai compiuto il disegno divino, donaci di vivere e morire con te. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.


XIII Stazione

Gesù è deposto dalla Croce

V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.

Mc 15,40-45

Gesù si è consegnato totalmente. Al Padre ha dato il suo spirito, agli uomini affida il suo corpo inerme. Le donne che lo avevano seguito durante la sua vita, rimangono presso di lui anche nella sua morte. Si erano sentite responsabili per i bisogni che Gesù aveva avuto durante il suo ministero, lo avevano servito quotidianamente. Adesso, nell’ora della sua morte, desiderano ancora prendersi cura di lui. Giuseppe d’Arimatea chiede il corpo di Cristo per servirlo. Possiamo immaginare anche Maria, sua madre, ai piedi della croce che si prende cura del corpo di suo figlio deposto dalla croce.

L’amore vero si esprime sempre in una responsabilità verso l’amato, verso ogni particolare della sua vita. Una responsabilità coraggiosa, capace di sfidare il potere, come fa Giuseppe. Anche oggi il corpo di Cristo vivo e ferito è affidato agli uomini, è affidato a noi suoi discepoli. Esso è la Chiesa, di cui Maria è modello e simbolo. Servire il corpo di Cristo, così come ci si presenta nella vocazione che ci è data, è il modo quotidiano con cui lo accogliamo e sperimentiamo la sua presenza.

Preghiamo.
Concedi a questa tua famiglia, o Padre, nata dal sacrificio della croce, di accogliere con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.


XIV Stazione

Gesù è posto nel sepolcro

V. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Giuseppe lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati.

Lc 23,53-56

Giuseppe pone il corpo di Gesù in un lenzuolo e poi nella tomba. Il corpo di Cristo rimane quindi nascosto alla vista dei suoi amici. È velato presumibilmente di bianco, e ospitato nella tomba che Giuseppe aveva preparato per sé. Egli cede a Gesù il luogo in cui avrebbe riposato per sempre, gli dona definitivamente – così pensava – un posto nella sua vita, schierandosi con Cristo pubblicamente, al contrario di quanto aveva fatto precedentemente. Le donne lo seguono perché lui, accogliendo Cristo, diventa strada per raggiungerlo. Dopo aver visto il sepolcro vanno a casa e preparano gli aromi e gli oli profumati col desiderio di poterci tornare. 

Nel cuore di queste persone, come nel nostro, insieme alla confusione, all’incomprensione, allo smarrimento, c’è soprattutto il misterioso desiderio di rivedere Gesù. Maria sua madre, sicuramente più di tutti aveva questo stesso desiderio. In lei, però, tale desiderio aveva un altro nome: l’attesa. Tanti anni prima Gesù si era sottratto volontariamente a lei e a Giuseppe suo marito. Dopo tre giorni di ricerca silenziosa e angosciata lo avevano ritrovato nel tempio con suo Padre. Adesso, dopo la sepoltura, tutto è immerso in un grande silenzio, ma Maria sa che questa volta non occorre più cercarlo ansiosamente, bensì attenderlo in tutto ciò che vive. Sarà lui a trovarla. Uniamoci all’attesa di Maria e chiediamole di ottenere per ciascuno di noi la sua stessa umile certezza di poter rivedere Gesù risorto.

Preghiamo.
O Dio onnipotente, che ci concedi di contemplare il mistero del Figlio tuo Unigenito disceso nelle viscere della terra, donaci, per intercessione di Maria, la certezza nella sua Resurrezione e la speranza della vita eterna. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli.

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