Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. E diceva:
«Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu.»
(Mc 32, 36)
Perché cristo è venuto nel mondo? San Paolo dice che lo ha fatto allo scopo di liberarci dalla paura e per restituirci la nostra identità di figli, per ricondurre, cioè, la nostra umanità al Padre. Ma per farlo, ha voluto sperimentare Lui stesso quella paura, quell’angoscia che è il connotato più tragico della condizione dell’uomo che è lontano da Dio. Mai come in queste ore Gesù dimostra di voler assumere per intero la nostra umanità.
Seguire Gesù passo dopo passo significa guardare in faccia quella paura e lasciare che Lui la vinca, per noi e in noi; ma seguire Gesù, passo dopo passo, significa anche essere da Lui introdotti nel suo dialogo con il Padre. Ecco perché chiede a Pietro, Giacomo e Giovanni di stare con Lui nel Getsemani, ecco perché chiede a noi di seguirlo in queste ore: facciamolo con il desiderio di imparare da Lui un dialogo nuovo con il Padre, lasciamoci guidare da Lui sin sotto la croce per scoprire di nuovo la gioia di essere figli.
I Stazione
Gesù è condannato a morte
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse:
«Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli disse Pilato: «Che cos’è la verità?».
(Gv 18, 33-38)
Pilato ci rappresenta, rappresenta la nostra paura di deciderci per cristo: anche noi, come lui, abbiamo spesso il cuore diviso tra cristo e il mondo; anche noi, come Pilato, lasciamo che siano altri, che sia il mondo a giudicare al posto nostro. La domanda di Pilato: “cos’è la verità?” è, oggi, la tragica descrizione dell’uomo, che, avendo perso qualsiasi tipo di certezza, non sapendo più cosa sia la verità, finisce per essere in balìa delle opinioni e dei giudizi altrui. Persino il giudizio su di noi è determinato dalle reazioni del mondo, per cui preferiamo ottenere il consenso degli altri piuttosto che stare davanti alla verità su di noi. Pilato è l’immagine dell’uomo che ha paura della verità e che ha paura del giudizio del mondo. Gesù, al contrario, afferma: “Per questo sono venuto al mondo: per dare testimonianza alla verità”. Domandiamo al Padre la stessa certezza, lo stesso amore alla verità di Gesù, che ci renda suoi testimoni davanti al mondo.
Preghiamo.
Guarda, Dio Onnipotente, l’umanità sfinita per la sua de bolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.
II Stazione
Gesù è caricato della Croce
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del mantello e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.
(Mt 27, 31)
La croce. Fino a quel giorno rappresentava un simbolo terribile, di morte e di tortura, segno di una giustizia senza misericordia, di una punizione senza possibilità di reden
zione. La croce era l’immagine della paura. Prendendola su di sé, Gesù mostra come sia possibile abbracciare il dolore e non temerlo, affrontare la morte senza essere da lei sconfitti. Da quel giorno, la croce rappresenta il segno e lo strumento di un amore senza limiti e senza riserve. Di più: da allora è diventato chiaro all’uomo che la croce è l’unica strada possibile per amare fino alla fine, come ha fatto Lui, perché non c’è amore senza sacrificio.
Preghiamo.
O Dio onnipotente ed eterno che hai dato come modello agli uomini il cristo tuo Figlio e nostro salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua passione, per par tecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.
III Stazione
Gesù cade la prima volta
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
(Fil 2, 6-8)
È più facile dire un solo grande “sì” che tanti piccoli “sì”. il verbo, che era presso il Padre, si è abbassato, si è umiliato: non bastava diventare uomo, debole e mortale; non bastava farsi servo, Lui che non era venuto per regnare; non bastava essere semplicemente obbediente. il suo assenso offerto al Padre, in un momento del tempo fuori dal tempo, non basta. Gesù è chiamato a riformularlo nel tempo, istante per istante, sulla via che lo conduce alla morte, e non a una morte qualsiasi, ma la più ignominiosa.
Così Gesù cade, attirando su di sé il disprezzo e le risate di scherno, le frustate dei soldati e, tutt’al più, la commiserazione degli spettatori. È umiliante cadere in pubblico, ti fa perdere la tua dignità. Ma Gesù non cade una volta soltanto: ogni caduta è come un nuovo “sì” all’incarnazione, alla proposta del Padre di farsi uomo.
Domandiamo a Dio la fede e il coraggio per dire di “sì” non una volta per tutte, ma davanti ad ogni sacrificio attraverso cui Gesù vuole renderci partecipi dei suoi “sì” senza misura.
Preghiamo.
O Dio onnipotente, tu ci hai amato per primo, mentre noi eravamo ancora peccatori. concedi a noi la forza per sollevarci dal peccato e vivere nella tua grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen.
O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!
IV Stazione
Gesù incontra Sua Madre
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Simeone parlò a Maria, sua Madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada tra figgerà l’anima».
(Lc 2, 34-35)
Mai un uomo è simile a tutti gli altri uomini come quando guarda negli occhi sua madre, perché la madre ci ricorda il nostro essere totalmente dipendenti, il nostro bisogno di essere amati e custoditi. Può Gesù aver amato un essere umano più di sua Madre? Eppure ora la sta abbandonando.
Lei avrebbe dovuto saperlo da tempo che sarebbe finita così: avrebbe dovuto capirlo da quel giorno, nel tempio di Gerusalemme, in cui le aveva detto che doveva “fare le cose del Padre suo”; o da quella volta che aveva preferito a sua Madre chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica, rinnegandola come madre davanti a tutti, sostituendola con i suoi discepoli… Ma questa volta Maria capisce ogni cosa, comprende le parole del Figlio, e le parole dell’angelo, e quelle del vecchio Simeone. “Ecco perché sono stata scelta, ecco perché sono stata preservata, preferita, chiamata: per permettere che tutto questo accadesse”.
Domandiamo alla Madonna la fede e il coraggio di offrire a Dio tutto ciò che Lui ci ha donato, e chiediamo a Lei, modello supremo di verginità, di insegnarci ad amare chi
Lui ci affida e il suo destino.
Preghiamo.
O Padre, Tu hai voluto associare la vergine Maria alla passione del tuo unico Figlio. concedi a noi che partecipiamo alle sue sofferenze di giungere con lei alla gioia della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Quae maerébat et dolébat,
pia Mater dum videbat
Nati poenas íncliti.
V Stazione
Il Cireneo aiuta Gesù a portare la Croce
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di Gesù.
(Mt 27, 32)
Il Cireneo e la Veronica, un uomo e una donna: rappresentano l’intera umanità che si incontra con il cammino di Cristo, con la sua Persona, con la sua sconvolgente Presenza.
Gesù entra nella vita di ciascuno di noi in maniera diversa, ma chiamando sempre in causa la nostra libertà. Gesù entra di schianto nella vita di Simone di Cirene, rompendo il ritmo solito del suo quotidiano: a lui è chiesto, è imposto di “compiere i patimenti di Cristo” portando, per un tratto di strada, il peso della croce. È una paradossale inversione di ruoli: non è più cristo che porta la croce per te, ma tu che porti la croce al suo posto. E in quel tratto di cammino, Simone ha la Grazia di potersi identificare con colui che don Luigi Giussani ha definito “il tipo umano perfetto”, il modello più compiuto di uomo: cristo. il Cireneo è chiamato a vivere, per un tratto di cammino, la stessa vita di Gesù, a condividere il suo medesimo sacrificio. Egli riceve, prima di ogni altro uomo, quella Grazia che è stata concessa anche a noi nel Battesimo e di cui parla san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma cristo che vive in me”.
Preghiamo.
Signore Gesù, tu hai accolto con riconoscenza l’aiuto di Simone il cireneo nel portare la croce del tuo supplizio. concedi anche a noi la grazia di essere assimilati a Te e di accettare con gioia la strada che ci indichi per condividere la tua vita. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Quis est homo, qui non fleret,
Christi Matrem si vidéret
in tanto supplício?
VI Stazione
La Veronica asciuga il volto di Gesù
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
(sal 27, 8-9)
“Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo”. La veronica è attratta dalla bellezza misteriosa di quel volto martoriato ed è questo fascino che le fa vincere ogni paura e le dà la forza di protendersi verso di Lui con una cura e una premura tutte femminili. chi incontra cristo, chi vede il suo volto, ne rimane segnato per sempre, allo stesso modo con cui i lineamenti di quel viso restano impressi per sempre sul velo che quella donna porse a Gesù lungo la via perché si asciugasse.
Domandiamo che la nostra vita sia segnata per sempre dal desiderio di scorgere quel volto e di conservarlo vivo nella nostra memoria. E preghiamo di poter stare ogni giorno al cospetto del suo sguardo, così che ci renda capaci e degni, come la veronica, di mostrare quel volto amoroso a tutto il mondo.
Preghiamo.
O Dio, che nella passione di cristo signore ci hai liberati dalla morte, rinnovaci a somiglianza del Tuo Figlio: e come abbiamo portato in noi, per la nascita, l’immagine dell’uomo terreno, così, per l’azione dello spirito, fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Quis non posset contristári,
piam Matrem contemplári
doléntem cum Filio?
VII Stazione
Gesù cade la seconda volta
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia.
(1 Pt 2,23-24)
Gesù cade un’altra volta, cade a ripetizione, quasi non volesse restare in piedi.
L’uomo ha paura delle proprie cadute, dei propri errori, dei propri peccati. Ha paura di perdere quello che ha: gli affetti, il buon nome, i beni materiali. Ha paura di cadere.
Eppure, in continuazione, pecca, si umilia, fa violenza agli altri, a se stesso, alla realtà.
Ciò che ci salva dal peccato, infatti, non è la paura di sbagliare, ma è un cuore umile e contrito, un cuore che brama il suo perdono. Non chi non cade mai si salva, bensì chi, ad ogni caduta, guarda il volto di colui che solo può rialzarlo.
Preghiamo.
O Dio onnipotente, a noi che fra tante avversità ci sentiamo mancare a causa dell’umana debolezza, concedi di riprendere forza, per i meriti della passione del tuo unico Figlio. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Pro peccátis suae gentis
vidit Jesum in torméntis
et flagéllis sùbditum.
VIII Stazione
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
(Lc 23, 28-31)
Ma come? Quelle donne lo seguono, lo servono, piangono per Lui… E Lui cosa fa? Le rimprovera? in realtà Gesù, sebbene nella sofferenza più atroce, anche mentre sta subendo la condanna più ingiusta, conserva uno sguardo capace di vedere in profondità il dramma di ciascuno di noi. Quelle donne, infatti, perché piangono? Perché non sono molto diverse dai discepoli: quelli, gli uomini, codardi, sono scappati; loro, invece, le donne, come diceva Charles Péguy, “non sanno che piangere”…
Gesù le richiama a guardare il fondo del proprio cuore, della propria miseria. se non accetteranno che la croce è il modo con cui Lui le sta salvando, se non accetteranno che
tutto quello che sta accadendo sotto i loro occhi è per guarirle dal loro male, per lavare i loro peccati, non si convertiranno mai. E se l’uomo non si converte, si perde.
Domandiamo a Gesù di poter sentire su di noi il suo sguardo pieno di pietà, affinché possiamo, senza paura, guardare al fondo del nostro cuore e implorare a Dio la grazia del perdono e della conversione.
Preghiamo.
O Dio, che usi misericordia verso coloro che sperano in Te, concedi a noi di piangere per i peccati commessi e di meritare la grazia della tua consolazione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.
IX Stazione
Gesù cade la terza volta
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte al suoi tosatori.
(Is 53, 7)
Gesù per la terza volta è a terra: sembra quasi che desideri diventare una cosa sola con essa. L’uomo è polvere, è fatto di terra, e Gesù pare volersi confondere con essa. Il suo abbassamento giunge qui al suo culmine: la terra rappresenta tutta la nostra miseria e tutta la nostra carnalità. Eppure Gesù, in questo strano abbraccio, è come se ce la restituisse nella sua originale bontà: la terra è fonte di vita e il sangue di Gesù la irriga per farci rinascere, uomini fatti di terra, ma pensati per il cielo. Gesù, con la sua passione e la sua morte, restituisce anche alle nostre vite, mortali e carnali, la loro originale fecondità.
Preghiamo.
O Dio, nostro protettore, volgi lo sguardo su di noi che siamo oppressi dal peso dei nostri peccati e donaci il tuo perdono, così che possiamo servirti con tutto lo slancio del cuore. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Eia, Mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.
X Stazione
Gesù è spogliato delle vesti
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
I soldati, poi, (…) presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte.
(Gv 19, 23-24)
Ora, spogliato anche della propria veste, Gesù non ha veramente più nulla.
“Ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto”, così Adamo si era rivolto a Dio dopo il peccato originale (cfr. Gen 3, 10). il peccato ci rende nudi, fragili, pieni di paura di essere scoperti, paura che venga alla luce la nostra miseria, il nostro male, la nostra vergogna. Ha paura chi ha qualcosa da nascondere. Gesù, invece, lasciandosi spogliare, è come se ridonasse dignità anche all’aspetto più intimo e indifeso della nostra umanità. Le sue membra piagate restituiscono al corpo dell’uomo l’originale purezza.
Domandiamo la grazia di amare e rispettare tutto del nostro e dell’altrui corpo, immagine del corpo glorioso di Gesù.
Preghiamo.
signore Gesù, Tu hai amato la tua chiesa e hai dato Te stesso per santificarla, purificandola con il lavacro del battesimo. Fa’ che ci svestiamo di tutto ciò che è male, per rivestirci di Te. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.
XI Stazione
Gesù inchiodato alla Croce
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (…). Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
(Lc 23, 33-39)
Il teologo tedesco Heinrich schlier ha scritto che, di fronte alla croce di Gesù, «si rivelano prima di tutto gli uomini. Davanti alla croce esplode più che mai la loro scelleratezza. La folla si svela di fronte a colui che è impotente. È la vendetta di chi è rimasto deluso. Il popolo rivela la sua cecità (…). Ma il popolo davanti alla croce innalzata scopre pure la sua crudeltà. vuole assistere al macabro spettacolo della sua morte sino alla fine». Il cuore dell’uomo è per natura aperto al bene, ha sete di verità e bellezza. Ma esso può essere anche la sorgente di ogni malvagità, di ogni bruttura e bassezza.
Gesù è venuto nel mondo affinché si svelino i pensieri dei nostri cuori: domandiamo a Lui la grazia di essere leali col nostro desiderio di essere amati e perdonati. Domandiamo a Maria la forza e il coraggio di guardare a Gesù, di contemplarlo proprio nella sua miseria, nella sua vergogna. Accettare di guardarlo così vuol dire accettare il suo amore che arriva fino a questo punto di dolore e di umiliazione. Accettare il suo amore è il primo passo per poterlo ricambiare: è l’inizio della nostra salvezza.
Preghiamo.
signore Gesù cristo, che per la salvezza di tutti gli uomini hai steso le braccia sulla croce, accogli l’offerta delle nostre azioni e fa’ che tutta la nostra vita sia segno e testimonianza della tua redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.
XII Stazione
Gesù muore in croce
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
E, verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
(Mt 27, 46)
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. Detto questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». C’era lì un vaso pieno d’aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d’aceto, in cima a un ramo d’issopo, l’accostarono alla sua bocca. Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.
(Gv 19, 25-27)
L’ultimo gesto di Gesù, prima che tutto sia compiuto, serve a mostrare in modo definitivo il senso di ciò che ha fatto fino a quel momento. solo e abbandonato, vede, sotto la croce, la Madre e le si rivolge chiamandola “donna”, come a Cana.
Adesso sì, la sua ora è giunta. adesso può portare a compimento quel meraviglioso scambio inaugurato con l’incarnazione: in Giovanni, ogni uomo si vede restituito il proprio essere figlio, ad ogni uomo viene donata una Madre, la chiesa, da cui essere continuamente generato, custodito, amato. Si conclude così l’opera terrena di cristo: quella di restituirci al Padre, mediante la cura premurosa della Madre.
È solo guardando al crocifisso che è possibile riconoscere l’amore del Padre per noi; è solo seguendo Gesù fin sotto la croce che è possibile accogliere la chiesa come madre.
Domandiamo alla Madonna un amore alla chiesa senza riserve, come quello di cristo per Lei.
Preghiamo.
signore Gesù cristo, che hai consegnato al discepolo Giovanni come madre Maria, rendici certi di essere figli amati e prediletti del Padre e infiamma il nostro cuore di autentico amore per la chiesa, nostra Madre. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Tui Nati vulneráti,
tam dignáti pro me pati,
poenas mecum dívide.
XIII Stazione
Gesù è deposto dalla Croce
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch’egli, portando una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre. Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei.
(Gv 19, 38-40)
Nella figura di Giuseppe d’Arimatea è anticipata la nuova creatura, l’uomo che torna a essere figlio; nel gesto con cui abbraccia il corpo morto di Gesù, è descritto il compito che è chiesto a ciascuno di noi. Giuseppe, stringendo quel corpo martoriato, piagato, ci indica la strada del peccatore diventato figlio, dello schiavo diventato libero. Egli è anticipazione dell’uomo che rinasce dopo la risurrezione.
Quell’abbraccio lo fa diventare una cosa sola con Gesù. La sua e nostra vocazione è quella dell’identificazione a cristo, alla sua vita ma anche al suo sacrificio: la vera identità dell’uomo nuovo è quella del martire, chiamato a condividere in tutto la vita e la morte di colui che è vissuto e morto per noi. Domandiamo la fede e il coraggio di compiere di fronte al mondo ciò che ha fatto Giuseppe, salire sulla croce con cristo, abbracciare il suo corpo sofferente, che è la chiesa, e di stringerlo fino ad amarlo anche noi “fino alla fine”.
Preghiamo.
Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la quale il signore nostro Gesù cristo non esitò a subire il supplizio della croce e rendici testimoni coraggiosi del suo amore nel mondo. Egli è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.
XIV Stazione
Gesù è posto nel sepolcro
V. Ti adoriamo cristo e ti benediciamo.
R. Perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito, e lo depose nella propria tomba nuova, che aveva fatto scavare nella roccia. Poi, dopo aver rotolato una grande pietra contro l’apertura del sepolcro, se ne andò.
(Mt 27, 59-61)
Giuseppe depone il corpo di Gesù nella tomba preparata per sé. Fino all’ultimo Gesù vuole prendere il mio posto, fino ad essere seppellito nel mio stesso sepolcro. il gesto con cui il suo corpo viene deposto è il medesimo con cui era stato adagiato nella culla da sua madre il giorno della sua nascita, profezia della sua morte futura. Per questo scopo era nato, per questo era venuto al mondo. Ora, però, avviene un capovolgimento: la sua sepoltura è profezia di una seconda, definitiva nascita. La terra – un’altra volta la terra! – che ora accoglie il suo corpo, resa finalmente feconda, viene definitivamente riscattata e redenta, chiamata ad accoglierlo, custodirlo, conservarlo per darlo nuovamente alla luce.
Niente, neppure il sepolcro, è, da oggi, ragione di paura per l’uomo: anche l’umanità di ciascuno di noi è chiamata a rinascere, assumendo la definitiva ed eterna fisionomia del Figlio.
Preghiamo.
O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il Mistero del Figlio tuo unigenito disceso nelle viscere della terra, fa’ che, sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimae donétur
paradísi glória. Amen.