Allora sorse Elia profeta, come un fuoco;
la sua parola bruciava come fiaccola.
Egli fece venire su di loro la carestia
e con zelo li ridusse a pochi.
Per la parola del Signore chiuse il cielo
e così fece scendere per tre volte il fuoco.
Come ti rendesti glorioso, Elia, con i tuoi prodigi!
E chi può vantarsi di esserti uguale? (Sir 48,1-4)
Con queste parole, il libro del Siracide ci descrive il profeta Elia, chiamato a porsi tra Dio e gli uomini. Egli, anzitutto, vive alla presenza di Dio e da Lui viene incaricato di parlare per suo conto al popolo, di annunciargli i suoi castighi e offrirgli il perdono. È suo compito richiamare gli uomini alla conversione perché nel rapporto con Dio trovino la vita.
Elia è uno dei più grandi profeti dell’Antico Testamento, tanto da apparire sul monte Tabor mentre conversa con Gesù e Mosè. Eppure, la sua vicenda – che ci viene raccontata nei Libri dei Re – ci presenta la storia di un uomo vero, in tutte le sue sfumature. Un uomo dal temperamento focoso e determinato, un uomo che ha visto il male, che ha sofferto l’indifferenza della sua gente e che ha conosciuto l’esilio, la fame e la sete. Un uomo fiducioso, un uomo di preghiera, un uomo che amava il suo popolo. Soprattutto, un uomo che ha trionfato per la potenza del suo Dio e che, nonostante questo, si è scontrato con un imprevisto e rovinoso fallimento. Elia, infatti, sebbene abbia compiuto grandi prodigi a testimonianza di Dio, non riesce nell’intento di convertire il cuore del popolo.
Siamo chiamati a ritrovarci a mani vuote e cuore aperto davanti a Dio, per ascoltare la dolcezza e la forza della sua voce
Nel pieno dello sconforto, si sente rivolgere dall’Altissimo questa parola: «Che cosa fai qui, Elia?» (1Re 19,9). Con questa domanda, Dio accoglie il profeta sul monte Oreb e lo invita a riprendere coscienza di tutta la sua storia, del cammino già compiuto e di quello ancora da compiere. Elia si ritrova così alla presenza del Signore ma in modo nuovo e più profondo, al di là della potenza e dell’impotenza, al di là dei successi e degli insuccessi, nella voce di un silenzio leggero (1Re 19,12). È grazie a questo rinnovato incontro con Dio, passato attraverso la prova del fallimento, che anche la sua missione profetica può rinascere con nuovo ardore.
Come Elia, anche noi siamo chiamati ad attraversare le prove della vita, fatta di riuscite e fallimenti. Come Elia, anche noi siamo chiamati a ritrovarci a mani vuote e cuore aperto davanti a Dio, per ascoltare la dolcezza e la forza della sua voce, per godere, così, della sua presenza. È questa la ragione per cui ci interessa raccontarvi questa storia.