In primavera, le compagnie delle medie del Lazio si sono date appuntamento all’abbazia di Casamari per fare la Promessa, gesto nel quale i ragazzi rinnovano le loro promesse battesimali e prendono l’impegno di seguire la comunità cristiana nella quale già stanno camminando. Nel farlo si chiede anche l’intercessione di un santo scelto liberamente da ciascuno dei ragazzi. A seguire le diverse compagnie c’erano i nostri sacerdoti, oltre ad alcuni seminaristi, missionarie, insegnanti e altri adulti.
Abbiamo iniziato la giornata visitando la bellissima abbazia, poi abbiamo pranzato insieme, abbiamo giocato, cantato e, infine, abbiamo celebrato la messa, durante la quale i ragazzi hanno pronunciato la loro Promessa.
Tra i ragazzi, venuti da diverse parrocchie di Roma, Frascati e Fiuggi, c’erano anche due ragazzi di Cassino, accompagnati da due insegnanti e due liceali. Mi ha colpito molto il fatto che abbiano partecipato nonostante quella stessa mattina avessero avuto lezione a scuola (ed era sabato!). Questi nostri amici sono partiti dopo le lezioni, arrivando in tempo per fare solo un paio di giochi, pronunciare la Promessa e poi rifare un’ora di macchina per tornare a casa. In loro ho visto con maggiore evidenza la dimensione eroica del gesto che hanno fatto, perché sembra quasi un assurdo fare due ore di macchina per stare un paio d’ore in un’abbazia, soprattutto per dei ragazzini. Che cosa allora li ha mossi? Che cosa ha mosso tutti i 130 ragazzi presenti?
L’autorità, l’amicizia e il percepirsi dentro qualcosa che ci supera offrono le condizioni perché nasca qualcosa di nuovo.
Anzitutto hanno aderito a una proposta fattagli da una persona che li guida e in cui hanno fiducia. I diversi sacerdoti e insegnanti delle compagnie, infatti, hanno dimostrato già molte volte a questi ragazzi che sono voluti bene e che seguire le proposte della compagnia conviene. Poi, molti ragazzi hanno deciso insieme ai loro amici di venire. Il fatto che fosse un momento di comunione e amicizia ha dato alla proposta un’attrattiva più concreta. Per ultimo, attraverso la preparazione fatta nelle settimane precedenti, hanno intuito che la Promessa è un gesto di appartenenza a un luogo e a un gruppo di persone che supera ciascuno e non si può ridurre nemmeno ai propri amici.
L’autorità, l’amicizia e il percepirsi dentro qualcosa che ci supera offrono allora le condizioni perché nasca qualcosa di nuovo, qualcosa che non è la semplice somma dei presenti: quel sabato abbiamo visto un germe di popolo, del quale non sappiamo il futuro, ma che ha chiesto a Cristo e ha fatto ricorso ai santi per potere seguire fedelmente la compagnia che ha trovato. Infatti, non possiamo appoggiarci sulle nostre forze: la nostra unità è fragile, ma la fedeltà di Gesù è eterna e i santi, ai quali ci affidiamo, sono già il popolo compiuto.