Le promesse di Dio

Le grandi promesse di Dio ci preparano ad accogliere la vocazione che ha pensato per noi: la storia di Ignazio Beghi.

Beghi Pagani Barrani Dimensioni Grandi
Da sinistra a destra: Ignazio Beghi, Matteo Pagani e Giovanni Barrani durante la festa per le ordinazioni diaconali e sacerdotali dell’anno passato.

Quando dissi alla direttrice del laboratorio di Zurigo dove stavo lavorando che avrei lasciato il dottorato perché volevo diventare sacerdote, lei, senza scomporsi, mi rivolse solo una domanda: “Come mai quest’anno hai lavorato con tanta passione se non ti interessava fare una carriera scientifica?”. Questa sua domanda mi fece subito pensare all’ultimo anno che avevo appena passato. Mai come in quei mesi mi ero goduto il gusto della ricerca, ma era vero anche per il desiderio di stare con i miei amici, di spendermi per costruire la nostra comunità, di dire a tutti la bellezza della vita cristiana. Aveva ragione lei. Senza saperlo, aveva colto il punto.

La prima volta che il pensiero della vocazione mi ha attraversato la mente ero ancora un bambino. Durante gli anni delle scuole medie, grazie all’amicizia con don Agostino, un sacerdote della mia città, stavo cominciando a scoprire più profondamente la fede che la mia famiglia mi aveva trasmesso. Un giorno – avrò avuto 12 anni –, mentre dicevo le mie preghiere, per la prima volta mi attraversò la mente questo pensiero: “Come sarebbe bello dare tutta la vita a Gesù!”. Non ricordo cosa occupasse allora la mia mente. Non dissi a nessuno di questo dialogo nuovo che era cominciato con il buon Dio perché era qualcosa di molto prezioso che non volevo sciupare. Questa intuizione, discreta e tenace come un piccolo seme, cadde su un terreno preparato, come solo Dio sa fare, con grandi promesse.

La prima era arrivata dai miei genitori, che mi avevano consegnato una promessa di bene sulla vita in modo molto semplice e quotidiano: erano sempre circondati dai loro amici. Infatti, sono cresciuto in una famiglia del movimento di Comunione e liberazione, ed è stato un grande dono essere parte fin da piccolo di questo popolo.

Mi attraversò la mente questo pensiero: “Come sarebbe bello dare tutta la vita a Gesùˮ

Negli anni del liceo, quando ho incontrato gli amici di Gioventù studentesca, ho scoperto che la loro stessa amicizia era donata anche a me. Ho cominciato a capire che tutte le cose belle che vivevamo insieme nascevano dalla fede. Anche se non comprendevo bene i nessi, era chiaro che senza Cristo nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. Così, il volto di quel Gesù cui da bambino avevo desiderato dare la vita, cominciava ad apparire più chiaro e più affascinante.

L’intuizione di qualche anno prima si affacciava di nuovo all’orizzonte con maggior forza, ma io non volevo assecondarla, temevo di perdere qualcosa. Nel tentativo di scacciare quel pensiero così persistente, approfittai dell’inizio dell’università per buttarmi a capofitto in uno studio che mi appassionava molto, sperando che il tempo cancellasse finalmente questa idea. Mi impegnai per avere buoni risultati nella speranza di continuare gli studi all’estero. Ma qualcosa in questo progetto, che si ostinava a filare liscio, non mi lasciava tranquillo. Io sapevo bene che cos’era. Pochi mesi prima di laurearmi, don Antonio, per tutti Anas, venne nominato cappellano della Bovisa dove studiavo. Mi decisi finalmente a parlare con lui di quanto si agitava nel mio cuore da tempo. Mi aspettavo forse grandi parole risolutorie, invece lui, con grande pace, mi suggerì semplicemente di guardare ai punti dove ero contento. Con questa sua indicazione sono partito per finire l’università, prima a Losanna e poi a Zurigo. Mi misi semplicemente a dare spazio ai desideri più profondi che avevo. Vedevo che mentre i miei progetti mi apparivano sempre più piccini, la vita si riempiva di gusto e letizia nuovi. Tanto che anche il mio capo si era accorto di qualcosa di nuovo nel mio lavoro. Quando il cuore riposa sulle promesse di Dio, la vita fiorisce, in tutti i suoi aspetti.

A poco a poco, vedevo più chiaramente che lungo seguito di promesse mantenute costellasse la mia storia. Non avevo nessuna ragione di temere di perdere qualcosa seguendo quell’invito rivoltomi da bambino: oggi so che era la promessa più grande fatta alla mia vita.

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