«Descrivere madre Cristiana è impossibile». Un’affermazione del genere non è priva di peso all’inizio di un libro che vuol essere, in un certo senso, una biografia della donna genovese, divenuta monaca nell’Ordine cistercense della Stretta Osservanza (i trappisti).
Tanto più che tale affermazione è di madre Rosaria Spreafico, succeduta proprio a Cristiana Piccardo come guida della comunità di Vitorchiano. Mi accingo pertanto all’impresa con umiltà. Anche perché desidero parlare non solo di una singola suora, ma della storia di tutto il suo monastero: situato in provincia di Viterbo, è il luogo in cui si è realizzato un grande rinnovamento della vita religiosa nella seconda metà del Novecento. Madre Cristiana, badessa per quasi venticinque anni (dal 1964 al 1988), ne è stata la principale artefice. Insieme a lei bisognerà ricordare tante persone che l’hanno preceduta, prime fra tutte le monache Teresa Astoin e Maria Pia Gullini. Senza di loro, forse, madre Cristiana non avrebbe potuto realizzare la sua opera:
nella Chiesa nessuno è un inizio assoluto, tranne il fondatore Gesù Cristo; la storia è un
susseguirsi continuo di rinascite, approfondimenti, riforme. […]
Madre Cristiana, come del resto il Concilio, preferisce parlare di “rinnovamento” piuttosto che di “riforma”. Forse perché riforma è un termine troppo forte, che potrebbe far pensare a una rottura, mentre rinnovamento sottolinea la continuità di una storia.
Infatti la badessa colloca il proprio operato all’interno del «rinnovamento della vita religiosa» voluto dal Vaticano II e vede il Concilio stesso come l’estremo lembo di una storia cominciata molto tempo prima, della quale cerca continuamente di rintracciare i volti e gli snodi. […]
Vivere un carisma significa appartenere “a una storia di grazia e di mistero”
Per parlare del rinnovamento avvenuto a Vitorchiano a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, madre Cristiana si rifà sempre alla storia, ai grandi padri del Sette e Ottocento e anche alle maestre che hanno segnato più direttamente la sua vita, in un continuo dialogo tra passato e presente, tra continuità e discontinuità. Nella prefazione a Pedagogia viva, uno dei libri più fortunati della Piccardo, dom Agustín Roberts scrive che madre Cristiana vuole «essere fedele alla duplice dimensione di un autentico rinnovamento: il passato e il presente, la tradizione e l’attualità».
Già all’inizio del suo abbaziato, perlomeno a partire dai primi anni Settanta, madre Cristiana usa l’espressione «carisma di Vitorchiano» e cerca di delinearlo non attraverso una definizione teorica, ma ripercorrendo le vicende concrete che ne hanno segnato il cammino. Per lei vivere un carisma significa appartenere «a una storia di grazia e di mistero, a una vocazione che è andata consolidandosi nel tempo e che ha ricevuto la benedizione di una profezia e di una fecondità». Profezia delle origini, fecondità del presente. […]
Scrivere di Vitorchiano significa illustrare un metodo che ha dato forma a un frammento esteriormente piccolo ma rilevante di Chiesa e di mondo; significa descrivere una comunità nella quale si sono succedute centinaia di monache e dalla quale sono nate diverse fondazioni di nuovi monasteri. In essa si trovano i segni di una vera e propria rinascita, sempre da implorare e pure già in atto nel presente, che permette di guardare con speranza al futuro. Ne emerge un’indicazione preziosa, forse la più decisiva per questi nostri tempi, vale a dire l’importanza di una fedeltà creativa agli insegnamenti della Chiesa. Come ha detto la stessa madre Cristiana in un Capitolo tenuto alle sorelle di Vitorchiano: «Istintivamente noi tendiamo verso l’avvenire, siamo in un clima di attesa che il Concilio ha suscitato, ma è tanto bello il pensiero che questo avvenire affonda le sue radici nel passato, in generazioni di monache vissute prima di noi che ci hanno dischiuso il presente così com’è».
Semplicemente Cristiana
Massimo Camisasca
Ares Edizioni
Milano, 2025